«All’origine degli scontri un diverso intendimento del concetto di territorio»

Arrivano i tifosi inglesi e, puntuali, a Roma si verificano scontri fra supporter. Come gli incidenti con i fans del Leeds del marzo 2000 (ottavi di Uefa) o con quelli del Liverpool il 15 febbraio 2001 e il 5 dicembre dello stesso in Champions League. Ma perché è successo di nuovo martedì notte, questa volta con i meno famosi tifosi del Middlesbrough? Lo abbiamo chiesto all’avvocato Lorenzo Contucci, curatore del sito www.asromaultras.it, un passato in Curva e la fama d’essere il «legale degli ultrà» che si trova spesso a dover difendere in tribunale. È possibile si sia trattato di una rappresaglia per qualcosa successa nella cittadina inglese all’andata? «Lo escludo nel modo più assoluto. A Middlesbrough sono andato anch’io e non ci sono stati incidenti di alcun tipo». Allora qual è stata la causa? «Bisogna pensare alla mentalità diversa degli ultrà italiani e inglesi. Per i primi la “territorialità” è sacra, gli altri, invece, si comportano sempre nello stesso modo, in casa come fuori. Si ubriacano, cantano i propri inni la notte nelle strade, magari con insulti ai passanti. È questo forse ad aver spinto i tifosi romanisti a reagire».

I testimoni, però, dicono di un’aggressione premeditata? «È probabile che abbiano saputo cosa stavano facendo gli inglesi e il tam-tam con i cellulari ha fatto il resto. Gli ultrà della Roma si sono organizzati e sono andati a “fargliela pagare”».

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