«All Stars» Amore e calcetto (e Abatantuono) nella nuova sit-com di Italia Uno

La vita ai tempi del calcetto. Tanti saluti al lettino dello psicanalista, ora c’è lo spogliatoio, o il campetto di periferia. È lì, tra cambi di maglia e corse sul rettangolo verde, che gli uomini svelano il vero volto.
Vita, amori e disamori, segreti e confessioni sono il cocktail ironico e malinconico che dà sapore a «All Stars», la sitcom di Fatma Ruffini, coprodotta da Colorado Film e Rti, in arrivo a primavera prossima (o al più tardi a settembre) su Italia 1. In questi giorni è atteso il fischio finale delle riprese, in quel di Buccinasco, sul confine sud di Milano. Tratto da un format olandese di successo, «All Stars» durerà 20 episodi, attesi ogni settimana in prima serata: in cabina di regia Massimo Martelli, nel cast (foltissimo) vere e proprie star come Diego Abatantuono, Ambra, Fabio De Luigi, Gigio Alberti, Paolo Hendel, Bebo Storti. Ambientata per lo più in un centro sportivo di calcetto, la sitcom racconta l’intreccio d’amicizia, rivalità e tradimenti di un gruppo di persone molto diverse, unite dalla passione per il pallone e dai destini sportivi della squadra, la Bragetti Calcestruzzi & Figli, presidente tal Filiberto (alias Antonio Cornacchione). La sconfitta sul campo, ovviamente, giunge puntuale a ogni puntata.
Con un budget di duecentocinquantamila euro a episodio, «All Stars» si annuncia come una sitcom dalle ambizione cinematografiche: sono attesi anche cammei di celebri sportivi, come l’ex milanista Billy Costacurta; due puntate sono state registrate nello stadio di San Siro.

Ad assicurare sull’ottima alchimia del cast, c’è il vulcanico Diego Abatantuono: «“All Stars” - spiega l’attore - mi ha riportato ai tempi dei primi film di Salvatores, «Turné» e «Mediterraneo». C’è lo stesso forte rapporto tra amici. Il calcio è un pretesto: si parla di figli, fedeltà e anche amore gay. E io ho una parte proprio in questo».

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