Milano - Non dovrebbero bere affatto. Eppure lo fanno durante tutta la settimana, e nel fine settimana addirittura esagerano. Il sabato sera i ragazzi italiani "alzano il gomito": il 67% non rinuncia ai drink nonostante abbia un’età compresa tra i 13 e i 15 anni. In media mandano giù quattro bicchieri: 1,5 di breezer o aperitivo alcolico, 1,5 di birra e uno di superalcolico. E se i maschi si lasciano andare al drink senza problemi, le ragazze li seguono a ruota. È infatti in aumento il consumo tra le giovani, che consumano 3 bicchieri in media, appena uno in meno dei coetanei di sesso maschile.
Adolescenza "cattiva" L’allarmante fotografia è
stata scattata dall’Istituto superiore di sanità, oggi a Roma in
occasione dell'Alcohol prevention day.
I ragazzi italiani vengono dunque ritratti come "cattivi",
almeno sul fronte alcol. I giovani della Penisola - minorenni e
maggiorenni, stavolta senza alcuna distinzione - in una serata tipo
dimostrano di bere troppo. Il 35,7% consuma 1-2 bicchieri, il 27,8% da
3 a 5 e il 20% circa beve oltre 6 bicchieri in un’unica occasione,
finendo per ubriacarsi. L’identikit del giovane italiano
alle prese con i drink è stata tracciata in occasione del progetto "Il Pilota", realizzato nelle discoteche dall’Osservatorio nazionale
alcol dell’Iss. Dallo studio emerge che il picco dei consumatori a
rischio si verifica nella fascia tra i 19 e i 24 anni, per poi
diminuire oltre i 25 per entrambi i sessi. Ed è invece tra i 13 e i
24 anni che si registra il più alto numero di incidenti, fatali e
non, legati all’abuso di alcolici. "I consumi al di sotto dei 15 anni - ricorda Emanuele Scafato,
direttore dell’Osservatorio nazionale alcol dell’Iss - dovrebbero
essere pari a zero entro il 2010. È questo l’obiettivo in cui si sono
impegnati tutti gli Stati Membri dell’Organizzazione mondiale della
sanità. Ma il traguardo appare arduo da raggiungere - ammette -
considerato il fallimento parlamentare di misure orientate alla tutela
dei più giovani e che miravano ad impedire la vendita ai minori e ad
innalzare l’età minima legale a 18 anni, così come peraltro
sollecitato dal Parlamento europeo. Misure che vedono in una
resistenza culturale, oltre che di valenza economica, la vera causa
del diniego di quanto sarebbe necessario per invertire una tendenza
che invece è destinata a incrementarsi".
Tre milioni di anziani a rischio I "nonni" italiani bevono troppo. I numeri del progetto Iprea condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) la dicono lunga: sono più di 3 milioni quelli che, superati i 65 anni, risultano a rischio. Si tratta del 32,6% degli over 65, per il 52,8% uomini e per il 17,5% donne. Il gentil sesso, dunque, se la cava di gran lunga meglio, ma i maschi danno il cattivo esempio e finiscono per influenzare le donne. La prova? La proporzione di quelle che superano le quantità di alcol raccomandate è dell’80% maggiore tra chi vive con un coniuge o un compagno. Le linee guida raccomandano agli anziani di non superare mai un drink al giorno, una volta spente le 65 candeline. Ma loro, spesso e volentieri, superano i limiti definiti. Al Nord più che al Sud. Tant’è che quelli a rischio sono molto più concentrati nel Settentrione, sia donne che uomini. Bevono di più, in pratica il doppio, gli uomini che dichiarano di sentirsi bene, in forma, rispetto a chi lamenta malanni. E i fumatori tendono ad ’alzare il gomitò di gran lunga di più rispetto a chi non si è mai acceso una sigaretta.
La proporzione di quelli a rischio è infatti maggiore del 93% tra gli amanti delle "bionde" e del 50% tra gli ex fumatori. Sale inoltre del 46% la proporzione dei ’nonnì a rischio tra chi fa i conti con i chili di troppo (+46%).- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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