Dire clandestino equivale a dire reato. Parola di Riccardo De Corato, vicesindaco e assessore alla Sicurezza. «Lo dicono i numeri, non io. Nei grossi centri del nord Italia e, in special modo, a Milano la maggior parte dei reati è commesso da clandestini.
Si parla di un rapporto pari a circa sette su dieci. Cè una differenza abissale con il resto del Paese. Basti pensare che a livello nazionale il dato è fermo a circa tre-quattro su dieci...», precisa lui stesso, mentre scorre il bilancio dei primi sei mesi di lotta alla clandestinità della polizia municipale.
Da gennaio al 31 maggio sono stati 382 i clandestini scovati dai vigili urbani in giro per la città.
Di questi, 19 sono stati arrestati. Ma a rendere lidea sulle loro attività è il numero dei reati commessi da tali immigrati: 311, di cui 201 penali e 110 in violazione al codice della strada o a leggi regionali. «Praticamente un reato a testa. Pensare che a Milano i clandestini sono stimati intorno alle 40mila unità. La Polizia municipale ha bloccato in media due clandestini al giorno in questi primi mesi del 2008, ma la soluzione non si trova localmente. Il problema è che tutte le città del nord sono prese dassalto da flussi migratori ingovernabili», spiega De Corato, che in questo senso confida sui prossimi provvedimenti sulla sicurezza del governo Berlusconi per cambiare rotta. «Primi fra tutti il reato di clandestinità, previsto nel decreto ora in Senato, e il silenzio-assenso del magistrato sulle espulsioni, che sarà inserito nel futuro disegno di legge», dice sicuro il vicesindaco.
Intanto la situazione in città è quella descritta nel rapporto dei «ghisa» che - si badi bene - non tiene comunque conto delloperato di polizia e carabinieri. Così la prima sorpresa è che i clandestini «beccati» più frequentemente a delinquere sono i senegalesi, con 84 reati commessi da 47 soggetti fermati.
Non certo gli immigrati più numerosi e pericolosi, ma semplicemente quelli dediti ad attività poste maggiormente sotto torchio dai vigili. Gli africani «si danno da fare» soprattutto nel campo della contraffazione, così come i cinesi. Al secondo posto gli egiziani, con 80 reati, che si fanno valere nel contrabbando (soprattutto sigarette). Terzo gradino del podio per i marocchini, specializzati in ricettazione, con 59 reati. «Ogni etnia ha una sua attività di riferimento. Stupisce il dato sui bengalesi: abbiamo trovato 29 cittadini del Bangladesh clandestini che si sono resi protagonisti di undici reati. È una novità in città», commenta De Corato. Curioso il reato che spesso viene contestato, invece, ai peruviani: guida senza patente o in stato debbrezza.
La sfilza di cifre contenute nel rapporto e snocciolate una a una dal vicesindaco portano a una sola constatazione finale. «Chi afferma che sui clandestini Milano ha alimentato un falso allarme ha il benservito. I numeri dimostrano che chi vive irregolarmente sul territorio continua a delinquere». E continuerà a farlo.
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