Palermo - L' 8% degli imprenditori italiani
nei settori del turismo, del commercio e dei servizi dichiara di
essere vittima del racket. Il dato emerge dallo studio di
Confocommercio-Gfk Eurisko «La mappa della criminalità regione
per regione», presentato oggi a Palermo.
I numeri, però, variano in modo significativo a seconda
delle regioni.
In testa alla classifica dei taglieggiati c’è la
Campania (30%). Seguono: Puglia (22%), Sicilia (15%), Basilicata
e Calabria (12%). Il dato crolla al 2% in Umbria, Marche,
Trentino e Friuli.
E alto - l’11% - è anche il numero degli imprenditori che
dichiara di avere avuto esperienza ’indirettà del racket
conoscendo colleghi vittime degli estortori. In Campania il 30%
degli intervistati ha risposto affermativamente al sondaggio. In
Basilicata e Calabria la percentuale scende al 24%, in Puglia al
19, in Sicilia al 17. Numeri più bassi in Sardegna (3%), Marche
e Umbria (5%), Trentino e Friuli (6%).
Aumenta la paura criminalità fra gli imprenditori E aumenta la paura della
criminalità fra gli imprenditori. Più di un terzo delle imprese, il 37%, percepisce
infatti un peggioramento dei livelli di sicurezza negli ultimi 2-3
anni. A livello territoriale nelle regioni del Centro-Nord si registra
una maggiore percezione di un aumento di furti e rapine mentre nelle
regioni meridionali a predominare è il timore del racket e
dell’usura. Solo il 4% delle aziende ha percepito un miglioramento.
Per la maggioranza restante dalla somma di pessimisti ed
ottimisti, dunque, la situazione è stabile.
Questi i principali
risultati che emergono da un approfondimento, dell’indagine Confcommercio-Gfk Eurisko.
Certezza della pena e controllo del territorio Sul fronte delle contromisure nessuna differenza su base territoriale: certezza della pena (53%) e una maggiore protezione sul territorio (50%) sono le principali richieste ovunque. Al terzo posto fra le contromisure considerate più valide la collaborazione con le forze dell’ordine (35%). Tra le misure di protezione adottate contro il racket, il 40% delle imprese dichiara di averne adottata almeno una, con una maggiore "reattività" di Campania, Puglia, Sicilia e Lombardia che ricorrono, in particolare, ad assicurazioni, vigilanza privata, telecamere come forme di difesa, mentre il minor ricorso a misure cautelative si registra in Sardegna, Piemonte, Valle d’Aosta, Abruzzo e Molise, dove il 50% delle imprese non ne ha adottata nessuna.
Molto basso un pò ovunque il ricorso alle denunce: Vi ricorrono in media solo il 5% delle imprese, con l’eccezione di Campania, Sicilia e Puglia, le uniche sopra la media con rispettivamente il 12%, l’11% e il 10%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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