Nuove conferme dell’intenzione di Muammar Gheddafi di usare l’immigrazione di massa come un’arma impropria contro il nostro Paese e, più in generale, l’Europa. Secondo informazioni raccolte dai nostri servizi segreti, il Colonnello avrebbe infatti già fatto liberare le oltre 15mila persone fuggite da diverse aree dell’Africa subsahariana che finora erano state trattenute in appositi centri di detenzione. Ma il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, in una intervista a SkyTg24 ha citato una cifra ben più imponente quando ha detto che sono «oltre 100mila i rifugiati politici che possono cercare di lasciare la Libia».
Questa massa di disperati, pronti a riversarsi in Italia e da lì nella maggior parte dei casi intenzionati a proseguire il loro viaggio verso altri Paesi europei come la Francia, la Germania, il Belgio e l’Olanda, verrebbe avviata verso il porto di Zuara, a poca distanza da Tripoli e dal confine tunisino, da cui avverrebbero le partenze per le coste italiane.
Ieri il ministro dell’Interno Roberto Maroni ha detto che «l’emergenza immigrazione, soprattutto da parte della Libia, è ancora sotto stretta osservazione da parte nostra». Più sotto controllo, invece, la questione delle partenze dalla Tunisia: Maroni ha spiegato che la fase acuta dell’emergenza deve considerarsi esaurita, perché l’accordo concluso con Tunisi funziona. Da Praga invece, dove si trova in visita ufficiale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha osservato con soddisfazione che «qualcosa si sta muovendo» e che i massimi esponenti di governo della Repubblica Ceca «hanno mostrato di considerare il problema degli immigrati come non solo italiano».
Sempre ieri, a Berlino, il vertice dei ministri degli Esteri della Nato ha visto il raggiungimento di un’intesa sull’idea di un percorso che preveda un cessate il fuoco e, in parallelo, la creazione di un’assemblea costituente nazionale libica destinata a rappresentare il Paese nordafricano al posto del regime di Gheddafi. Obiettivo finale della road map la stesura di una Costituzione e le prime elezioni libere nella storia della Libia. L’Alleanza Atlantica, sempre convinta che la soluzione della crisi libica debba essere conseguita per via politica e non con l’uso delle armi, intende dunque intensificare la pressione militare sul regime di Tripoli per accentuare il suo isolamento. Al tempo stesso, la Nato intende raggiungere tre obiettivi: la cessazione delle violenze contro i civili, il ritiro di tutte le forze militari attualmente attive contro di loro (inclusi mercenari e altri paramilitari come i cecchini che sparano sui civili inermi specialmente a Misurata) e il libero accesso degli aiuti umanitari alle popolazioni libiche.
Per quanto riguarda l’azione militare, il segretario generale Anders Fogh Rasmussen ha chiesto più aerei per i raid, che devono continuare fino a quando gli attacchi ordinati da Gheddafi contro i civili non saranno cessati.
Su questo punto il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini ha espresso «la riluttanza» dell’Italia a partecipare agli attacchi aerei, spiegando che il nostro ruolo di Paese ex colonizzatore è molto delicato e che sarebbe arduo trovare comprensione da parte del popolo libico qualora vi fossero vittime civili in conseguenza dei nostri attacchi. Frattini ha rimandato la decisione sul tema al prossimo consiglio dei ministri, precisando che l’Italia è pronta a fornire ai ribelli «strumenti di autodifesa piuttosto che armi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.