Politica

Allarme di Farmindustria «A rischio 10mila posti»

Il numero uno Dompè: «Gli interventi annunciati nella finanziaria possono mettere in crisi il nostro settore»

Felice Manti

da Milano

«Siamo profondamente delusi da questo governo, il nostro settore è già in crisi e gli ulteriori tagli annunciati nella prossima Finanziaria rischiano di mettere in discussione circa 10mila posti di lavoro nel nostro settore». Dopo artigiani, commercianti e lavoratori autonomi, anche Farmindustria scende in campo con il suo presidente Sergio Dompè per difendere il comparto farmaceutico dall’assalto della manovra per il 2007, in discussione in questi giorni tra governo, parti sociali e partiti. «Il nostro giudizio sulla manovra - sottolinea Dompè - è estremamente negativo».
Secondo il vicepresidente di Farmindustria, Gianni Marini «un ulteriore abbassamento della spesa farmaceutica per 800 milioni di euro sarebbe una condizione insopportabile per il settore». «All’esecutivo - sottolineano da Farmindustria - avevamo avanzato ipotesi di forti incentivi e supporto al settore farmaceutico. In Italia c’è un know how che fa invidia a molti paesi europei. L’industria della ricerca nel campo del farmaco ha delle potenzialità che vanno sfruttate. Per questo avevamo chiesto al governo una serie di investimenti per due miliardi di euro in tre anni che, stando alle ultime indiscrezioni, verranno cancellati».
In Italia la spesa farmaceutica è inferiore ai 12 milioni di euro «a fronte di una spesa sanitaria passata dai 74 miliardi di euro del 1991 ai 101 miliardi dell’anno in corso. Abbiamo preso con lo Stato l’impegno di mantenerla al di sotto del 16% - aggiunge Marini - e ci siamo sempre riusciti». Nei giorni scorsi l’Aifa (l’Agenzia del farmaco) ha deciso di imporre un taglio del 5% del prezzo dei farmaci. «Un provvedimento becero» secondo Dompè, il terzo del genere nel 2006. «Già all’inizio dell’anno - sostiene Farmindustria - abbiamo ridotto del 5,6% i prezzi dei farmaci che erano aumentati di più, come cardiovascolari, gastrointestinali e antidepressivi, e già l’Aifa aveva tagliato di altri 800 milioni i prezzi dei medicinali solo pochi mesi fa».
Che i prezzi dei medicinali fossero i più bassi d’Europa, con punte anche del 40% in meno, è confermato anche da una ricerca condotta dalla rivista Altroconsumo.
I tagli al settore rischiano di esasperare la crisi di un settore nel quale operano 75mila addetti tra informatori medico-scientifici, ricercatori e operai. «Senza i due miliardi di euro promesso dal governo sono a rischio 4-5mila posti di lavoro», sottolinea Dompè, e altri «cinque mila posti di lavoro sono messi in discussione dall’ennesimo taglio imposto dall’Aifa», aggiunge il vicepresidente di Farmindustria Marini, «senza parlare della possibilità che piccole e medie aziende del settore, indebolite dai tagli, possano essere comprate da multinazionali estere».
Nessun beneficio all’industria del settore è arrivato dal pacchetto di norme dei decreti Visco e Bersani. «Quelle norme non hanno avuto impatto sulla produzione - spiega Marini - perché hanno semplicemente allargato il livello distributivo». Quanto alla vendita dei medicinali da banco anche nella grande distribuzione, spiegano da Farmindustria c’è il rischio che la figura del farmacista perda la sua funzione di raccordo tra medico e paziente, soprattutto nei piccoli centri. Bisogna capire - conclude Marini - che il farmaco non è un normale bene di consumo perché ha delle controindicazioni che, se non illustrate a dovere, possono mettere a rischio la salute degli utenti».
felice.

manti@ilgiornale.it

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