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Allarme Nato: più investimenti in Difesa o Ue «tigre di carta»

Senza investire uomini e mezzi nella Difesa, l'Europa rischia di avere un ruolo sempre più marginale come attore globale. A mettere in guardia gli europei è il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, che oggi ha evocato il rischio che i propositi della Ue di procedere verso un esercito comune, le cui basi sono stabilite nel nuovo Trattato di Lisbona, restino una «tigre di carta». Rasmussen, che ha parlato al forum annuale del «German Marshall Fund», ha anche ammonito a non dare per scontate le relazioni transatlantiche. «Il Trattato di Lisbona ha dato all'Unione Europea una forte dimensione politica della difesa e della sicurezza», ha detto l'ex premier danese, il primo ex capo di un governo a guidare l'Alleanza. «Ma l'Europa resterà una tigre di carta se questa politica non sarà seguita da contributi militari concreti quando ce n'è bisogno», ha aggiunto il segretario della Nato, con un chiaro riferimento alle difficoltà degli europei a mettere insieme le poche migliaia di «scarponi in più in Afghanistan» chiesti dagli Usa agli alleati Ue.
Ma anche la difesa missilistica è un'area nella quale gli europei dovrebbero fare di più, specialmente per la creazione di uno scudo ad ampio raggio che includa anche la Russia, così come evocato dal presidente Usa Barack Obama. Per Rasmussen, «è importante dimostrare all'opinione pubblica americana che l'Alleanza è rilevante». Una scommessa non da poco: l'ex sottosegretario Usa, Madeleine Albright, parlando allo stesso Forum, ha messo in evidenza che il sostegno alla Nato non è stato mai così basso tra i cittadini americani. La Albright guida un gruppo di saggi incaricato di ridefinire il «core business» dell'Alleanza che sarà il tema dominante del vertice di novembre a Lisbona, con Obama. Rasmussen ritiene che la difesa missilistica contro i Paesi come l'Iran che rappresentano una minaccia crescente, debba diventare parte integrante della nuova missione della Nato. A suo parere, è su questo terreno che la cooperazione con la Russia - finora restia a considerare la difesa anti-missile una sfida comune - può fare un balzo in avanti. La Nato stima che la minaccia da parte delle armi di distruzione di massa sia «reale e crescente» con almeno 30 Paesi che possiedono o stanno sviluppando missili con un raggio sempre più grande che «potrebbero eventualmente minacciare le nostre popolazioni e i nostri territori». L'Iran già ora possiede missili con una gittata in grado di colpire Paesi membri della Nato, come Turchia, Grecia, Romania e Bulgaria. Ma se Teheran completasse lo sviluppo di missili intermedi e intercontinentali, dopo avere fatto lo scorso anno passi decisivi per il lancio spaziale del suo Safir-2, «l'intero continente europeo e tutta la Russia rientrerebbero nel loro raggio».
Secondo Rasmussen, Mosca dovrebbe vedere la difesa missilistica comune come «un'opportunità» di cooperazione «piuttosto che una minaccia» al suo ruolo, e dovrebbe prendere una decisione per una collaborazione più ampia con l'Alleanza.

L'accordo sul disarmo nucleare annunciato ieri da Usa e Russia è considerato da questo punto di vista «una buona notizia».

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