Allarme pedofilia: addio alla posta di Babbo Natale

«Attenti, c’è un pedofilo travestito da Babbo Natale». L’allarme sconvolge l’America e rischia di lasciare a bocca asciutta le centinaia di migliaia di bambini che in queste settimane scrivono e imbucano le letterine indirizzate a «Santa Klaus North Pole». Quest’anno per la prima volta dal 1954 quei bimbi attenderanno inutilmente risposta, non troveranno nelle cassette postali il bigliettino con i saluti di Babbo Natale e il timbro postale del Polo Nord.
La soppressione dell’«Operazione Santa», il servizio delle poste che ogni novembre faceva piegar la schiena a centinaia di volontari reclutati dal piccolo ufficio postale di North Pole in Alaska, è figlia di un sospetto, anzi di una grave minaccia. Tutto inizia lo scorso Natale quando un dipendente delle poste smaschera un maniaco sessuale infiltratosi tra i volontari dell’«operazione Santa Klaus», lo denuncia e lo fa cacciare. In quel novembre di un anno fa il servizio si blocca solo per pochi giorni, il tempo sufficiente per individuare l’imbarazzante intruso e metterlo alla porta. Ma mentre l’estate se ne va e il servizio postale si prepara a rimettere in piedi le procedure natalizie, il ricordo diventa paura, si trasforma in sospetto, in spiritello malefico e angosciante pronto - come il Grinch della fiaba di Seuss - a rubare la festa più attesa dai bambini.
Sarà suggestione, sarà minaccia vera, ma mentre i volontari si mettono in fila davanti all’ufficio postale del villaggio di Polo Nord, i controlli disposti dalla polizia del vicino distretto di Fairbanks incominciano a far emergere passati non proprio limpidi. La domanda a quel punto diventa una spada di Damocle. «Cosa succederebbe - si chiedono ai vertici del servizio postale - se stavolta i pedofili avessero la meglio, se anche un solo orco riuscisse a sfuggire ai nostri controlli e ad impadronirsi degli indirizzi e dei desideri di migliaia d’innocenti?».
La risposta è un incubo sottile, un tormento capace di togliere il sonno al General Postmaster, grande capo di tutte le Us Mail, e ai suoi preoccupati collaboratori. Per reagire i capi del servizio postale americano decidono di trasformare nomi e indirizzi scritti a mano sulle 150mila letterine in un codice computerizzato. La soluzione si rivela ben presto un labirinto tecnologico. Il pugno di dipendenti dell’ufficio di North Pole alza bandiera bianca, ammette di non essere in grado d’inserire nei computer nomi ed indirizzi per ricavarne i codici cifrati. La mastodontica mole di lavoro in pochi giorni blocca l’ufficio. Nel giro di poche settimane i timori di un nuovo colpo del «Grinch», d’una nuova vittoria dello spiritello invidioso di Babbo Natale, diventano realtà.

«Volevamo iniziare a rispondere alle lettere dal 3 dicembre ed eravamo pronti all’impossibile per scrivere a tutti - si lamenta Alma Rider segretaria dei Santa’s Senior, l’associazione dei volontari che ogni anno scrive e firma a nome di Babbo Natale - ma ora a causa di tutte queste precauzioni quelle enormi casse di lettere rischiano di restare lì». E dire lì non è proprio esatto. Dall’ufficio del General Postmaster è piovuta, infatti, una disposizione anche peggiore. Una circolare che ordina la messa al macero dei desideri di 150mila bambini.

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