Marta Ottaviani
La balena potrebbe avere i giorni contati. Il Giappone e tutti i sostenitori della libertà di caccia ai cetacei sono riusciti a fare passare una risoluzione in cui si definisce «non più necessaria» la moratoria alla pesca dei grandi mammiferi, che era entrata in vigore ben ventanni fa per tutelarli.
Un brutto colpo per uno degli animali più presenti nellimmaginario collettivo, dai bambini che rivivono le avventure del pesciolino Nemo, alle fobie delle donne, che raramente vogliono essere paragonate a questo cetaceo.
La mozione che potrebbe segnare la fine di questo gigante del mare è stata votata dalla Commissione baleniera internazionale (Iwc), che ha sede nel piccolo stato caraibico di St Kitts e Nevis, e ha ottenuto 33 si e 32 no. LItalia si è pronunciata contro la risoluzione. Lunica astensione è quella della Cina.
Non si tratta della revoca del bando del 1986, perché per quella ci vorrebbe una maggioranza del 75 per cento. Ma si tratta comunque di una vittoria per il Giappone e di una sconfitta per gli animalisti, che in tutti questi anni si sono impegnati per tutelare maggiormente le balene. Da ieri, in definitiva, si è tornati alla situazione del 1946, ossia la regolamentazione della caccia alle balene senza alcuna istanza di conservazione dei cetacei, che era invece la clausola fondamentale del bando del 1986.
«Questa è la sconfitta più grave mai subita per la tutela di questi cetacei» ha dichiarato il ministro neozelandese Chris Carter dopo il voto, ammettendo che si tratta di una grande svolta per il Giappone. Il rappresentante nipponico, dal canto suo, non ha certo esitato a sottolineare limportanza del pronunciamento, definendolo un «fatto storico» e facendo chiaramente capire che adesso labolizione del bando potrebbe essere più vicina. Posizione condivisa anche da Shoichi Nakagawa, ministro dellAgricoltura giapponese, che ha detto: «La nostra nazione continuerà a fare il possibile per ottenere la ripresa di una caccia alla balena rispettosa della specie e basata su dati statistici scientifici». In realtà, il Paese del Sol Levante in questi ha comunque ucciso migliaia di esemplari, trincerandosi dietro lalibi che la caccia dei cetacei era avvenuta per fini scientifici e non commerciali. Dure le reazioni alla decisione. Se gli animalisti definiscono la risoluzione «una tragedia», una ferma condanna arriva dal Wwf. «Nonostante i Paesi apertamente schierati per la caccia abbiano ottenuto una maggioranza di misura - scrive lorganizzazione in una nota - il vero risultato è che lintera comunità internazionale ha abdicato dalle proprie responsabilità. Questo voto è un vero e proprio passo indietro per la Commissione».
Insomma, niente più capitano Achab a dare la caccia a Moby Dick, la mitica balena bianca, ma navi dal Sol Levante sempre più decise a porre fine a una mito. Da Giona a Nemo, schiere di avventurieri e viaggiatori potrebbero restare moralmente orfane di un ventre in cui attraversare limmensità dei Sette mari.
E lesercito di chi vuol difendere Moby Dick sembra molto deciso. Lorganizzazione Greenpeace, che ha annunciato nuovi blitz anti-arpioni nellOceano meridionale. «Le pressioni del Giappone sulle autorità di St.
Una battaglia allultimo arpione, allultimo spettacolare tuffo nel mare. Forse, la speranza di tutti, è vedere ancora il capitano Achab trascinato fra la schiuma delle onde.
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