Allarme terrorismo, Milano alza la guardia

Milano alza la guardia. La parola d’ordine è gettare acqua sul fuoco ma prestare «la massima attenzione». Ieri al vertice durato più di due ore tra il ministro Roberto Maroni, il prefetto Gian Valerio Lombardi e il questore Vincenzo Indolfi in corso Monforte hanno concordato di non alimentare la tensione in città dopo gli ultimi episodi di violenza politica e l’allarme terroristico lanciato dagli Usa, e definito «realistico» anche dal ministro degli Esteri Franco Frattini che non ha escluso l’Italia tra i possibili luoghi nel mirino. Abbassare i toni ma prestare la «massima attenzione». Anche dopo il caso della tentata aggressione al direttore di Libero Maurizio Belpietro. Ieri in prefettura ha prevalso la convinzione che si sia trattato di «una bolla di sapone», tutto fa pensare - hanno detto nella riunione ristretta - dell’azione di «un cane sciolto», uno sciagurato, non un terrorista nè un criminale che risponda a un’organizzazione. Ma non si può sottovalutare il rischio. «Abbiamo fatto una verifica della situazione», ma anche un confronto «per studiare le misure adeguare per far dormire sonni tranquilli a tutti» ha riferito Maroni. E sull’allarme terrorismo assicura che «non è mai sottovalutato da noi. I nostri servizi stanno seguendo con grande attenzione il rischio. Non ci sono adesso segnali precisi di rischi individuabili, ma certamente l’allarme resta alto». E a un anno quasi di distanza dall’attentato alla caserma Santa Barbara con protagonista il kamikaze egiziano Mohamed Game, il ministro spiega: «Stiamo facendo tutto ciò che serve per prevenire azioni simili e l’attenzione è stata alzata proprio un anno fa perchè non ho mai sottovalutato quello che è successo lì, anche se qualcuno l’ha fatto. Se non è stata una strage è perchè Game non è stato in grado di fabbricare una bomba ad alto potenziale e farla esplodere». Il gup ieri ha definito quella di Game «una jihad personale», preparata «tra le mura domestiche», e rivolta contro il Governo e Silvio Berlusconi «responsabile della politica estera in Italia». É scritto nelle motivazioni della sentenza del 9 luglio scorso (e depositate ieri) con cui il terrorista che tentò di farsi esplodere nella caserma è stato condannato a 14 anni di reclusione. Game aveva «anche preso in considerazione - si legge - altri luoghi come la metropolitana milanese, lo stadio di San Siro, i luoghi frequentati dal ministro Maroni, dal ministro Calderoli, la casa di Berlusconi, le sedi Mediaset».
All’ordine del giorno in prefettura, oltre al caso Belpietro, l’organizzazione dello sgombero di Triboniano entro fine mese. E i disordini che potranno essere fomentati anche dai centri sociali: il Comune ha già fatto installare nei giorni scorsi le telecamere puntate sul campo perchè ogni passaggio venga filmato. Il ministro ha dato mandato al prefetto di risolvere la questione degli alloggi alle 25 famiglie che ne hanno diritto, escludendo senza se e senza ma l’ipotesi delle case popolari. Al tavolo ha partecipato anche l’immobiliarista Salvatore Ligresti, che potrebbe mettere a disposizione cascine ed edifici di sua proprietà in aree periferiche.

«Non dare ai nomadi alloggi Aler non vuol dire metterli in mezzo a una strada ma cercare soluzioni alternative», sottolinea Maroni. Anche se pure all’interno della Lega che chi ammette che fare patti ora Ligresti rischia di esporre la giunta Moratti a un fiume di polemiche.

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