da Milano
Alla ricerca di un punto dappoggio per ripartire, le Borse finiscono ancora una volta per non trovarlo, complici lennesimo dato poco confortante sullinflazione negli Stati Uniti, che trascina con sé prospettive poco piacevoli sia in termini di crescita economica, sia di rialzo dei tassi, e soprattutto la possibilità che le banche a stelle e strisce siano ancora costrette a batter cassa per uscire dalle sabbie mobili dei subprime.
Cè infatti tutto limpatto della corsa delle quotazioni del petrolio nellaumento dei prezzi alla produzione Usa: un più 1,5% nel mese di maggio, il ritmo più sostenuto degli ultimi sei mesi, che diventa un più 7,2% rispetto al maggio 2007. Se poi si vuole vedere con maggiore dettaglio leffetto del caro-greggio, è sufficiente dare unocchiata ai prezzi energetici (più 4,9%) e a quelli della benzina (più 9,3%), verso i quali un Paese divora-combustibili come lAmerica è particolarmente sensibile. A Wall Street è bastato infatti ieri per chiudere la seduta in calo (-0,90% il Dow Jones,-0,69% il Nasdaq), mentre le Borse europee hanno dovuto dimezzare i guadagni messi a segno durante la mattinata (più 0,59% Milano, condizionata comunque dalla mezzora di blocco degli scambi a causa di problemi tecnici).
I listini sono stati inoltre penalizzati da un rapporto degli analisti di Goldman Sachs, secondo cui le banche dovranno continuare a svalutare i propri asset fino al primo trimestre dellanno prossimo, con la conseguenza di aver bisogno di raccogliere circa 65 miliardi di dollari di nuovi capitali. Nei giorni scorsi, Lehman Brothers è infatti tornata a chiedere mezzi freschi ai soci per complessivi sei miliardi, ma con lesplodere della crisi del credito i principali istituti statunitensi hanno fatto ricorso massicciamente negli ultimi mesi alle ricapitalizzazioni, per un totale di 120 miliardi, nel tentativo di risolvere i problemi finanziari generati spesso dalla disinvolta attività nel settore dei derivati.
La bufera pare invece aver solo sfiorato Goldman, che ieri ha diffuso una trimestrale con un utile netto di 2,09 miliardi di dollari, in rallentamento rispetto al pari periodo dellanno precedente, ma abbondantemente sopra le stime più pessimistiche di alcuni addetti ai lavori. «Continuiamo a operare in un mercato volatile e incerto», ha detto ieri David Viniar, direttore finanziario della banca daffari.
Il report di Goldman Sachs ha fatto passare in secondo piano quella che potrebbe segnare una svolta nelle turbolenze dei mercati innescati dalla crisi dei mutui ad alto tasso di insolvenza. Proprio Goldman, secondo le indiscrezioni riportate ieri dal Financial Times, è vicina a un accordo per ristrutturare una società-veicolo dinvestimento (Siv) da 7 miliardi detenuta in precedenza dallhedge fund inglese Cheyne Capital. Questoperazione potrebbe essere solo la prima di una serie di accordi che porterebbero alla ristrutturazione di Siv per un valore di 18 miliardi nei prossimi mesi. Il quotidiano ricorda che il valore delle attività del veicolo era crollato lo scorso autunno e che ci son voluti ben 10 mesi di trattative prima di trovare un accordo che, assieme al passaggio di mano, dovrebbe consentire di fare chiarezza sul valore degli asset a rischio detenuti dalla Siv di Cheyne.
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