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Alle elezioni demografiche stravincono i Repubblicani

nostro inviato a New York
C’è una traccia immaginaria. Nord-sud, est-ovest. Tasse, famiglia; soldi, futuro; mare, monti; neve, sole. Politica. L’America cambia in silenzio. Si sposta, va. Non si vede perché qualcuno è cieco. «I liberal sono sempre gli ultimi a capire le cose». Adesso è vero. Non hanno capito ancora che il domani rischia di non essere loro: non c'entrano il Congresso, le elezioni di mid-term e la Casa Bianca 2008. Oltre, più avanti, ancora. Se perdono tra due anni potrebbe essere la fine. Sconfitti da quel nemico che non vogliono vedere: la demografia. Perché la gente si sposta, la popolazione cambia: si svuotano gli stati progressisti, si riempiono quelli conservatori. I dati non li diffonde lo staff del presidente, non sono una idea geniale di Karl Rove. Sono ufficiali: arrivano dall'Ufficio del censimento e confermano la fuga degli americani dal Nord-Est industriale e dalle grandi città verso i climi più miti e politicamente più a destra della Florida e delle regioni rurali del Sud-Ovest. Dall'America blu, il colore del partito democratico, che nel 2004 ha votato il senatore del Massachusetts John Kerry, agli Stati rossi che hanno riconfermato alla Casa Bianca George W. Bush: l'esodo fotografato dalle nuove statistiche potrebbe avere profonde ripercussioni sulla mappa della politica. Quello che i liberal non vogliono vedere si traduce in numeri: cambieranno i voti che ciascuno Stato mette in cassaforte per il presidente eletto. E se si rafforzano gli Stati fortemente repubblicani allora non ci sarà più partita, la sinistra Usa dovrà faticare il doppio
Bye Bye New York
Con 180mila abitanti in meno ogni anno, New York è lo Stato che ha perso in assoluto più residenti, seguito da California e poi dall'Illinois: tre roccaforti tradizionali del partito democratico. Dietro l’emorragia non si ferma. Se New York ha un tasso di esodo di 9,6 abitanti per mille, va male anche al Massachusetts, lo Stato di Kerry e della dinastia dei Kennedy: 6,6 abitanti su mille in meno ogni anno, nonostante il mito, nonostante la passione, nonostante Boston e le sue 45 università. L’emorragia prende anche Midwest industriale, a dimostrazione di una crisi sociale che il partito democratico non ha saputo contrastare. Di contro ecco le mete della nuova crescita. È l’eldorado, la frontiera del benessere: sole, soldi, occupazione. Ecco la Florida, l’Arizona e il Nevada, tutti e tre stati «rossi» alle elezioni del 2004. William Frey, il demografo della Brookings Institution che analizza il fenomeno lo ha chiamato «migrazione della middle class»: in cerca di case più a buon mercato e di spazi più aperti gli americani di medio reddito hanno abbandonato il cemento delle metropoli per offrire ai figli case più grandi, scuole migliori, migliori opportunità economiche. Con New York, Los Angeles e Chicago in testa, 18 delle 25 grandi aree metropolitane degli Usa hanno perso abitanti nei primi quattro anni del decennio. Anziché abitare in città, gli americani puntano sugli exurbi, un prosperoso tipo di comunità rurale oltre i sobborghi, a cui il politologo David Brooks ha attribuito la vittoria di Bush nel 2004. E oltre agli exurbi dai dati del censismento emerge un nuovo tipo di agglomerato, la micropoli, che i demografi del Census Bureau hanno definito la cittadina con più di 10mila abitanti e meno di 50mila. Ventun micropoli sulle maggiori 25 hanno mostrato aumenti nella popolazione: Lake Havasu City-Kingman in Arizona ha avuto ogni anno il 34 per cento in più di residenti, davanti a Homoisassa in Florida (più 33,3 all'anno).
La rivincita del Sud
Un secolo e mezzo dopo la Guerra civile, questa è la rivincita dei sudisti. Qui non c'è lo spettro della schiavitù: c'è la prospettiva di una vita migliore. A questi ritmi, la Florida supererà come popolazione lo Stato di New York in cinque anni, la Carolina del Nord entro il 2007 avrà più abitanti del New Jersey. Frey la chiama la Nuova America: «Sta portando via popolazione e peso politico dalla Vecchia America altamente urbanizzata». Ciao, ciao. Nel 2010, quando il Census Bureau ricalcolerà il numero di seggi alla Camera che spettano a ciascuno stato in base alla popolazione, stati «blu» come New York e la Pennsylvania potrebbero perdere un deputato a testa, così come Ohio e Indiana. A crescere saranno i nuovi paradisi degli americani: il Nevada, l'Arizona, la Florida, insieme ad altre roccaforti repubblicane come Texas e Utah. Politica a parte, i demografi seguono affascinati la nuova fase nel cammino senza fine dell'America per definire se stessa. L'immigrazione ispanica è il fattore più significativi dietro la crescita degli stati del sudovest. Ma le migrazioni dall'Est e l'aumento delle nascite negli stati tradizionalisti del Sud sono altri elementi importanti per capire cosa sta accadendo.
La popolazione degli Usa ha raggiunto i 293,7 milioni di abitanti e con l'attuale tasso di crescita sarà di 311,7 milioni nel 2010. Il Nevada - lo stato di Las Vegas, la metropoli con i maggiori ritmi di sviluppo negli Usa - è per il 18° anno consecutivo con un tasso di crescita sopra la media. Dalla top ten Nevada è uscita stavolta la California (solo dodicesima), scalzata dai nuovi ingressi di Carolina del Nord e New Mexico. La Florida, il terzo stato più in crescita del paese, in media è aumentata di 1.019 persone al giorno nell'ultimo anno, portando il totale della propria popolazione a 17,4 milioni. I dati, però, si riferiscono al periodo precedente ai quattro uragani che hanno devastato quest'anno lo stato di Disney World e di Jeb Bush: molti nuovi residenti da allora hanno meditato di rifare le valigie, ma poi hanno rinunciato. Con Jeb si vive bene, evidentemente. Numeri. Elementi. Per la statistica funzionano. E possono funzionare anche per la politica. I partiti devono organizzarsi per il futuro. I repubblicani lo stanno facendo meglio dei democratici. Meglio perché a sinistra la componente liberal resta legata allo schema tradizionale: per vincere basta prendersi uno degli Stati in bilico. La demografia racconta un'altra verità: perdono voti anche negli Stati tradizionalmente amici. Così quando quegli Stati perderanno peso i signori dell'Asinello rischieranno di restare al palo. La speranza che hanno è andare a strappare uno stato fortemente repubblicano.

Ci vorrebbero decenni e comunque è difficile che ci riuscirebbero: «I liberal sono sempre gli ultimi a capire le cose».

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