Alle primarie con Franceschini e l’Obamino

Caro Granzotto, siamo agli sgoccioli e oggi avranno luogo le primarie. Franceschini ha tirato fuori il coniglio dal cappello, sotto forma del congolese naturalizzato italiano Jean Touadi. Basterà a fargli vincere le primarie? E lei, andrà sul serio a votare, come promesso?
Milano

Mi ha scritto, sa? Intendo dire Franceschini. La lettera, con tanto di foto del mittente in posa da bravo ragazzo, tutto Suv, calcetto e barbecue, attacca così: «Il prossimo 25 ottobre sarai di nuovo tu a decidere». Uelà, mi son detto, che responsabilità. Scrive poi il Franceschini che gli darei «la forza» per vincere le primarie. Be’, pur se mi manca il fisico (ho smesso di fare le flessioni) ci si potrebbe pure provare. Anche perché la posta in gioco mica è da ridere: nientemeno che «liberare il futuro». Cioè, mi spiego, a liberare il futuro ci penserebbe (non rida, caro Tosi. Lo so che pensiero e Franceschini sono due cose incompatibili, tuttavia cerchi di rimanere serio) il Franceschini mettendo in campo, questa sì che è bella, «coraggio e coerenza». Io dovrei limitarmi a dargli la forza, a tutto il resto ci pensa lui (dice d’essersi già «rimboccato le maniche», pensi che bello). Garantendomi che, nel caso gliela dessi, questa benedetta forza che poi è quella che è, «userò tutte le mie energie pur di non tradire la tua fiducia». Bum! È proprio una sagoma, quel Franceschini, un Paperin di Tarascona, uno spaccone del quartierino (e detto inter nos, in ogni spaccone c’è il codardo, come sosteneva Victor Hugo, uno che se ne intendeva davvero).
Come non bastasse la lettera, i giuramenti giù in strada, i calzini lillà e la redenzione del Po, Franceschini ne ha fatta un’altra delle sue scegliendo Jean Touadi quale eventuale vice segretario. Touadi, quello che a petto nudo marciava, nel corso dell’ultima manifestazione antirazzista, al fianco di Paola Concia, paladina dei diritti dei pederasti e delle lesbiche (io non c’ero, riferisco solo quel che ho letto sull’Unità). E dunque tres chic, secondo il metro dei «sinceri democratici» da salotto e lettori della Repubblica. Prevedibile qual è, Franceschini ha dichiarato che la sua è stata «una scelta coraggiosa, come quella di vivere davvero la società multietnica» (avendo un’idea tutta sua del coraggio: capirai quanto ce ne vuole, dopo Obama, a scegliersi un vice nero), ma chi vuol far fesso? Altro che vivere la società multietnica, sbandierando il congolese tricolore lo spaccone del quartierino mira ad arraffare i voti degli immigrati i quali, come è ben noto, hanno libero accesso ai banchetti delle primarie. Se poi ci aggiunge, caro Tosi, che ha promesso di affiancare a Touadi una donna, una Hillary Clinton de noantri, il quadro è completo: fra tutte le macchiette del repertorio, alla fine Franceschini ha scelto quella dell’Obamino di Corso della Giovecca (Ferrara).

E come si fa, caro Tosi, a non volere un simile cabarettista a capo dei «sinceri democratici»? Rottamazione per rottamazione, meglio che la sinistra si rottami in allegra spensieratezza, no? Parlando da spettatori interessati, c’è più gusto.

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