Alleati Chi soffia sul fuoco dei campi sognando la scintilla rivoluzionaria

Quando Triboniano va in ebollizione lui non manca mai. Era in prima fila durante la rivolta del giugno del 2007 ed è passato anche giovedì, ultimi incidenti in ordine di tempo, all’interno del campo rom. Tanto ormai Fabio Zerbini leader dell’associazione «antirazzisti milanesi» il foglio di via da Milano non ce l’ha più. Gliel’aveva rifilato la questura in aprile del 2009, poiché ufficialmente risulta domiciliato a San Giuliano Milanese. Zerbini infatti è dipendente della società Genia, municipalizzata che gestisce acqua, gas, rete fognaria. Ma il provvedimento fu poi rigettato in agosto dal Tar. Non che in quei tre mesi fosse scomparso dalla città. Anzi. Barbetta e capelli incolti, una volta scuri ora virati al grigio, casco, giubbotto e stivaletti di pelle da motociclista, megafono in mano non aveva mancato un appuntamento. Ad arringare i clandestini oltre la cinta del Centro di identificazione ed espulsione di via Corelli, gli africani in corteo dopo l’uccisione in una rissa con due baristi, del diciannovenne immigrato dal Burkina Faso Abdul «Abba» Guibre. Oppure sotto San Vittore, sempre con il suo gruppetto di fedelissimi. Anche perché il resto della galassia antagonista non lo vede di buon’occhio. Il suo capolavoro resta però l’occupazione nel 2003 dello stabile di via Adda - quattrocento rom rinchiusi per mesi in un fortino dell’illegalità a due passi da piazza Repubblica - cui seguì quella dell’area di via Polidoro.

Occupazioni abusive, naturalmente, di clandestini sgomberati dal campo di via Barzaghi. E giovedì eccolo ancora in pista. È arrivato con il suo manipolo intorno alle 15, ha confabulato in giro poi se n’è andato. E poco dopo le 16 sono iniziati i disordini.

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