nostro inviato a Milanello
Lo sostiene Kaladze con intento polemico («al Milan gli allenatori non contano niente»), lo ripetono con identico scopo superficiali frequentatori di Milanello («comanda Ibra, perciò Pato resta fuori»). Max Allegri, livornese, a dispetto del sorriso largo, non è proprio fatto di gomma e disposto a prendersi in faccia ogni tipo di verdura, perciò si agita come unanguilla sul tavolone della sala stampa prima di prendere la rincorsa e di rispondere per le rime. A Kaladze, naturalmente, cui ricorda «che solo giocando stabilmente poteva raggiungere la migliore condizione, qui al Milan non aveva spazio, Nesta e Thiago erano i titolari, io gli ho parlato chiaro allinizio della stagione», prima di passare allargomento più scottante. Che discende direttamente dai gesti di Ibra verso Pato nella sfida versus Lazio, la sua insofferenza per i mancati movimenti del brasiliano, con sostituzione del medesimo Papero. «Questa è una strumentalizzazione: abbiamo il miglior attacco, anche la difesa non è male. Ibra va a mille allora, sempre, è critico con i compagni ma anche con se stesso» la replica appuntita di Allegri che medita di offrire unaltra ancora più concreta, schierando Pato al fianco di Ibra e replicando Cassano in panchina.
Ad Allegri e al Milan stanno a cuore le sorti di Pato, diventato allimprovviso e agli occhi dei più, la vittima sacrificale del Milan capolista. Sullargomento scabroso, Allegri mantiene lo stesso misurato aplomb. Sentitelo: «Pato sta bene, è sorridente, non cè un caso. È giovane, ha qualità straordinarie e deve imparare molte cose, come tutti. Deve rimanere sereno, ha giocato poco ma segnato 8 gol in campionato e 2 in coppa Italia. Deve acquisire attenzione e concentrazione. Più passa il tempo e meglio andranno in coppia lui e Ibra. Hanno giocato poco insieme, lanno scorso il brasiliano ha giocato in una posizione diversa, contro la Lazio si sono cercati, anche troppo a volte. Tra lui e Balotelli? Io Pato me lo tengo stretto».
Fine della discussione? Neanche per idea anche perché molto dipende dallesito del viaggio a Genova e dellutilizzo dello stesso Pato, destinato a una prova dappello lasciando a Cassano la prossima sfida col Parma, in casa prima della Champions. «Antonio ci sta dando dentro» il giudizio del livornese che, bisogna riconoscerlo, non è tipo da fare sconti ad alcuno, come dimostrano le sue scelte coraggiose passate, presenti (Seedorf fuori) e future. Da quel che si capisce non è Ibra a dettare le scelte ma la sua fusione, quasi perfetta, con Robinho a tenere Pato in bilico nel campionato non certo nella Champions per la quale si scalda insieme con Pirlo, recuperato ma lasciato a casa per migliorare la condizione fisica. Daltro canto, il Milan di oggi a Genova, secondo Allegri, deve stare «molto sveglio» perché ha davanti una squadra aggressiva che a Marassi si trasforma.
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