Giovanni Allevi presenta il suo libro La musica in testa.
Era la città «dei palazzi irraggiungibili e delle porte chiuse in faccia», come dice lui. Dell'Accademia che lo trattava come un pericoloso sovversivo e che volentieri lo avrebbe messo alla porta del Conservatorio.
Accadeva più o meno un decennio fa, quando Giovanni Allevi mollò gli ormeggi dalla natia Ascoli Piceno e decise che era venuto il momento di ficcare le ansie in fondo al sacco, magari portarsele appresso, ma non permettere più che risalissero fino alle dita.
Oggi, quella stessa città, Milano, lo considera un figlio adottivo, riempie una libreria del centro per sentirlo parlare (parlare, non suonare) e, cosa ancor più importante, tempo fa gli ha concesso l'intera piazza Duomo per quella che sembrava una follia: un concerto di piano solo, là dove spazi e numeri esigono nomi e note dell'universo rock. Lui il concerto l'ha fatto, e la piazza si è riempita.
Ieri mattina, alla libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele, Giovanni Allevi ha presentato il suo primo libro, in uscita oggi, dal titolo La musica in testa (Rcs Libri, p. 218, 15 euro). È quasi un diario filosofico, dove aneddoti curiosi danno vita a riflessioni trascendentali, un po a testimoniare la magnifica ossessione del marchigiano, un po a scherzare su quella buffa corona di ricci che è diventata la sua bandiera.
È stata innanzitutto l'occasione per dire che «non si tratta di un'autobiografia e io non mi sento assolutamente uno scrittore. Ho semplicemente scoperto che scrivere mi dava l'opportunità di lenire l'ansia. Ogni ansioso sa che fare il punto della situazione fa star bene, dà sicurezza. Questo libro è dunque una specie di cura, e poi una necessità: quella di raccogliere aneddoti, pagine di un diario personale e infine pensieri filosofici». Sì perché Allevi, oltre che virtuoso della tastiera, è anche laureato in filosofia e, per chi lo segue nei concerti, sa che tra un brano e l'altro non è escluso che spunti qualche riferimento a Hegel o Fichte. Tutto rigorosamente casual, perché le cattedre non sono proprio cosa per un tipo come lui, che ha fatto arrabbiare i puristi della classica e qualche collega jazzista, ed è riuscito a mettere in jeans e camicia, unico al mondo, nientemeno che i mitici Philarmoniker, l'orchestra sinfonica tedesca con cui ha appena terminato un tour. «Era un'emergenza, le valigie si erano perse all'aeroporto e la musica non poteva aspettare»: la spiegazione reggerebbe, se non fosse che per convincere i Philarmoniker a mollare l'abito da gala ci vuole, cioè pensavamo ci volesse, lo psicanalista. Be, Allevi c'è riuscito. Il titolo di La musica in testa nasce da una ricorrente espressione del giovane pianista marchigiano: «La musica - ama dire Allevi - mi viene a trovare».
Ultimamente pare essere venuta spesso, perché dopo lo straordinario successo di tre dischi come No Concept, Joy e Allevilive, tutti nel giro di nemmeno tre anni, e a dispetto di uno «stato di tournée permanente» (il 10 e l'11 marzo sarà al Teatro Smeraldo), Giovanni Allevi è pronto a sfornare un nuovo album in giugno, eseguito per la prima volta insieme a un'orchestra.