di Franco Michienzi*
Notizie sbagliate o legate a interessi particolari non aiutano la crescita di un settore che ha bisogno di analisi oggettive e trasparenza. Molto bene ha fatto Ucina ad approvare il suo codice etico. Per i giornalisti c’è già, deve solo essere applicato con grande rigore. Per quale ragione le trasmissioni di approfondimento come Ballarò o Anno Zero non perdono occasione per accostare i possessori di barche agli evasori fiscali, come è accaduto nella puntata di Floris del 23 febbraio? L’accanimento risponde alla logica dell’invidia sociale e fomenta l’odio di classe per perseguire la sopravvivenza della parte politica amica.
Se a questi conduttori stesse a cuore la giustizia e lo sviluppo sociale, vedremmo altre inchieste in grado di spiegare come l’industria nautica, solo con le sue forze, è riuscita a sopravvivere e crescere. Potrebbero scoprire quanti posti di lavoro creerebbe un porto turistico vero in città depresse come Napoli o Catania. Tuttavia non c’è solo il giornalismo militante a confondere le idee, c’è anche l’informazione non sempre verificata. Panorama del 3 dicembre scorso racconta che la prima di 9 navi da diporto (125 metri) costruita dal neo cantiere laziale Privilege Yard verrà consegnata addirittura in aprile. Del varo imminente non si sa nulla. Il Sole 24 Ore, 9 dicembre 2009, pagina 21, titolo a cinque colonne: «Italia regina dei maxi-yacht».
L’inchiesta del giornale di Confindustria ci dice che nel 2010 si costruiranno in Italia ben 383 scafi sopra i 24 metri. Molto improbabile. Il settimanale Il Mondo, il 22 gennaio, pubblica i dati economici di un cantiere mai verificati:totalmente sbagliati. Chiedersi se si tratti di superficialità o altro poco importa. Stupisce solo che la stampa economica sia un po’ approssimativa in fatto di nautica.
In questo momento c’è enorme bisogno di una stampa libera, seria, oggettiva, che aiuti la formazione delle idee e chieda ai governi scelte responsabili per imprenditori e cittadini tutti. Per fortuna ci sono anche giornalisti con la voglia di documentarsi e indagare scrupolosamente. Purtroppo va di moda il più comodo copia-incolla dei comunicati stampa che arrivano in redazione.
Certo, un mondo in cui i politici governino per conto di chi lavora e rischia i propri capitali e una stampa che faccia inchieste e dica sempre la verità rimane un sogno, ma noi lavoriamo perché il sogno si avveri.* Direttore della rivista «Barche»
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