Allora il gip diceva: «Tornerà a colpire»

Era un uomo di cui avere paura. Che aveva fatto del male e che poteva ancora farne. Colpa di «una personalità pericolosa e violenta che potrebbe tornare a delinquere». Un rischio ritenuto «concretissimo». In questo modo il gip di Agrigento, Walter Carlisi, descriveva Mario Alessi, uno dei sequestratori del piccolo Tommaso Onofri, nell'ordinanza di custodia cautelare che nell'estate del 2000 ne disponeva l'arresto per stupro. Finora Alessi ha scontato solo nove mesi di custodia cautelare, di cui cinque e mezzo in carcere e altri due e mezzo agli arresti domiciliari. Poi la misura restrittiva è stata sostituita con l'obbligo di dimora nella provincia di Parma, successivamente esteso a tutta l'Emilia Romagna.

Oggi restano - quasi come un ammonimento rimasto, però, inascoltato - le parole pesanti che giustificarono allora il provvedimento cautelare eseguito il 3 agosto di sei anni fa, che spiegano in modo crudo che il modo in cui è stata compiuta la violenza sessuale «denota una personalità violenta tale da fare presumere il concretissimo pericolo di reiterazione di delitti dello stesso genere». Non è un caso che Mario Alessi abbia tentato per mesi di contattare la ragazza anche dopo lo stupro, «al fine di avere ulteriori rapporti con lei con o contro la sua volontà». Un uomo, insomma, pericoloso.

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