All'Umanitaria tornano i maestri artigiani

L'appuntamento è per domani nei chiostri rinascimentali profumati di glicine, dalle 9.30 alle 20.30 (ingresso libero da via San Barnaba 48, 02/5796831) per il mercatino artigianale organizzato dalla Società Umanitaria, storica istituzione culturale milanese fondata nel 1893 dal filantropo Prospero Moisè Loria. Celebre in passato proprio per le sue scuole di alto artigianato, dal ferro battuto alla tipografia, come ogni anno l'Umanitaria ospita restauratori, tessitori, fabbri ferrai, orefici, vetrai, tappezzieri, rilegatori, antiquari, doratori, sarti, anche con dimostrazioni dal vivo di arti e mestieri. Un'occasione unica per vedere al lavoro i migliori mastri artigiani, categoria in via di estinzione, e per ammirare i loro manufatti.
Non solo, quest'anno, infatti, la mostra mercato si trasforma in un vero e proprio festival. Ad allietare visitatori e curiosi suonatori di arpa celtica. Mentre lo chef Momi presenterà il suo libro di ricette, si potranno ascoltare i tradizionali canti polari milanesi. Una gioia per le orecchie ma anche per il palato: l'Umanitaria ha organizzato anche una degustazione di gorgonzola pregiato abbinata a una selezione di vini delicati. Non solo shopping e peccati di gola però: durante la giornata verrà presentato un particolare corso di lingua inglese che focalizza l'attenzione sulla pronuncia, spesso trascurata da insegnanti e allievi. Se in Italia, infatti, le vocali vengono pronunciate tutte allo stesso modo, in Inghilterra, negli Usa e in tutti i paesi anglofoni la stessa vocale, pronunciata con intonazioni diverse, può cambiare radicalmente il senso della parola.
Dulcis in fundo: visite guidate al Salone degli affreschi, fiore all'occhiello della struttura di via Daverio. In origine il Salone si chiamava Sala degli Affreschi ed era un semplice refettorio per i frati francescani. AL suo arrivo a MIlano, Napoleone Bonaparte confiscò e sconsacrò il convento. L'edificio divenne quindi magazzino di artiglieria, poi scuola di equitazione, infine ospedale. Solo nel 1875 la proprietà, fino ad allora del Demanio dello Stato, passò al Riformatorio Marchiondi, che nel 1892 vendette l'intero immobile a Prospero Moisé Loria. Tra la fine dell'800, le prime lotte politiche e sociali, la Grande Guerra e l'avvento del fascismo, l'uso del Salone cambia di periodo in periodo, a seconda delle esigenze didattiche, culturali, sociali che l'Umanitaria mette in campo per agevolare i diseredati.
Fortunatamente il Salone degli affreschi è l'unica sala dell'Umanitaria che viene risparmiata dai bombardamenti del '43.

Un primo restauro conservativo ha luogo dopo la «rinascita» dell'Umanitaria negli anni '50, anni in cui il Salone finsce per servire a diversi usi impropri in sostituzione degli altri edifici, quasi completamente rasi al suolo: sotto le sue volte passano personalità come Marcuse, Spadolini, Foa, Munari, Isabel Allende e Leo Valiani, Enzo Biagi e Fernanda Pivano. Dal suo palcoscenico si esibiscono artisti come il maestro de Sabata, Domenico Modugno, Ornella Vanoni, Franca Valeri, Dario Fo.

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