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Allunga la vita di due mesi ma per gli inglesi quel farmaco costa troppo

Sessanta giorni di vita in più non valgono 35 mila euro. E' la conclusione a cui è arrivata il Nice, National Institute for Health and clinical Excellence inglese che ha rifiutato di somministrare ai pazienti inglesi, attraverso il servizio sanitario nazionale, l'Avastin, un farmaco antitumorale, perché è antieconomico. La decisione ha già suscitato un mare di polemiche ma il Nice tira dritto. Con questa motivazione: "un ciclo di terapia costa circa 35.000 euro per singolo paziente con un impatto sulla sopravvivenza di solo alcuni mesi, cioè per un mancato costo-beneficio del trattamento stesso". Tecnicamente l'Avastin è un farmaco antiangiogenesi che blocca la produzione dei nuovi vasi tumorali nella mammella. Attualmente è approvato e tutt'ora in uso in alcuni paesi europei, Italia compresa. Ma questa scelta viene criticata anche da esperti italiani, come Umberto Tirelli, direttore del Dipartimento di oncologia medica dell' Istituto nazionale tumori di Aviano. "Questo farmaco è molto costoso e ha un impatto minimo sulle malattie tumorali come il carcinoma alla mammella. Bisognerebbe seguire l'esempio britannico anche in Italia ed essere più rigidi nell'approvazione di questi medicinali". Parole dure, che potrebbero suonare ciniche. Ma Tirelli avverte: "Sia chiaro, non è trascurabile il miglioramento anche di pochi mesi di vita di un paziente ma diventa insostenibile nella nostra società: pagarlo a un prezzo così elevato potrebbe portare alla bancarotta il nostro sistema sanitario. Inoltre si potrebbero usare i farmaci biosimilari che hanno un'efficacia simile e costano la metà". Poi Tirelli lancia la sua proposta. "Piuttosto che spendere soldi per questi medicinali, si dovrebbe puntare sulla prevenzione". Per esempio, la diagnosi precoce è ancora poco diffusa nel nostro paese. E nonostante i 30.000 nuovi casi di tumori del colon riscontrati ogni anno la gente è disabituata a verifiche di routine come il controllo del sangue occulto nelle feci e men che meno la rettocolonscopia.
Ma dove la prevenzione è più avanzata, i risultati sono positivi. Da recenti dati americani resi noti dall'American Cancer Society, il tasso di mortalità dei tumori è sceso negli uomini del 2% all'anno tra il 2001 e il 2006 e nelle donne dell'1,5% tra il 2002 e il 2006 ma si prospettano per il 2010 ben 1.529.00 nuovi casi di tumore negli Usa e 569,490 casi di morte per tumore.

Il cancro del polmone è quello che uccide di più, seguito da quello del colon. Poi segue il tumore al seno per le donne e alla prostata per gli uomini. E con lo screening preventivo, si potrebbero salvare almeno 10.000 persone all'anno.

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