Istanbul - Le Ferrari volano, al mattino con Raikkonen e Massa strappano i tempi più veloci dell’intera giornata, al pomeriggio la fa da padrone un tombino ballerino che interrompe le prove per 25’. Hamilton è davanti, ma con un tempo più lento. Kimi è davvero in forma, giura di non aver più nulla da perdere per cui «mi prenderò dei rischi pur di vincere». Fa paura, fanno paura le Rosse, Alonso l’ha subito capito, anche Hamilton l’ha intuito. E su questo i due sono d’accordo. Solo su questo.
Perché la pace richiesta e maldestramente imposta da Ron Dennis non c’è, non è stata firmata e mai ci sarà. Il boss inglese ha chiuso i suoi ragazzi in un hotel del centro, ha parlato con l’uno, ha parlato con l’altro, poi li ha fatti incontrare e «sì, Lewis voleva scusarsi – dirà Alonso -, ma gli ho detto che non era il caso e che io non lo avrei fatto, siamo solo due piloti molto competitivi, semmai i problemi li abbiamo con il team. È un bravo ragazzo, però ha fatto un po’ di casino a Budapest (e Fernando ha perso punti importanti, ndr)». Seguirà poi la versione fornita da Alonso agli amici: «Ci siamo parlati, ma non chiariti».
Hamilton invece cita la lezione mandata a mente dopo settimane di lavaggio del cervello: «Ci siamo scusati a vicenda, siamo veloci, competitivi, ma non siamo in guerra fra di noi: dobbiamo pensare a vincere il mondiale costruttori, dobbiamo pensare al team, e anche a noi. Subito dopo Budapest avevo chiesto un incontro a Fernando, ma lui mi aveva detto di non avere tempo, che ci saremmo parlati qui... E così è stato. È tutta colpa della stampa se succede questo. Certo, fra noi due è difficile possa esserci una vera amicizia». Quindi la frase che lascia intendere che nulla è realmente cambiato: «Ovvio, siamo entrambi in lotta per il mondiale, abbiamo gli stessi diritti, non ci sono prime o seconde guide».
Per cui «la guerra dei Roses» (come l’ha soprannominata Briatore) prosegue. Le parole di Alonso – per certi versi anche quelle più diplomatiche di Hamilton - cozzano infatti vistosamente con quelle di Ron Dennis: «I due piloti si sono parlati, si sono capiti, ora comunicano di nuovo. Nessuno ha un problema con l’altro...». La cruda verità racconta invece della tensione a mille fra i due, degli avvocati di Alonso già al lavoro per trovare le scappatoie al contratto che lo lega alla McLaren, racconta anche - e sono storie minori ma significative – dell’imbarazzo della responsabile Comunicazione del team inglese, Ellen Kolby, quando dice «credevo che dopo i problemi riguardo le serate e le bevute di Raikkonen il peggio fosse passato, e invece...». Fra l’altro, ironia delle corse, molti dei guai di Dennis e Alonso sono colpa proprio di Kimi Raikkonen. Si è infatti scoperto che quando, a fine 2005, il campione del mondo spagnolo firmò per la McLaren a partire dal 2007, il sogno di Dennis fosse l’accoppiata Fernando-Kimi. Per cui non permise allo spagnolo di mettere condizioni da prima guida nel proprio contratto. Ma Raikkonen a fine 2006 se ne andò, aprendo la porta ad Hamilton che si ritrovò però accanto un campione più titolato ma senza il ruolo, per contratto, della prima guida.
E apriti cielo.Fatto sta, Briatore se ne sta alla finestra: «Alonso? Siamo amici, è ancora nella mia società di management... Tornare da me? Lui ha un contratto... Se i contratti si possono rompere? Certo, se tutti sono d’accordo».
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