Altalena tra comodato e newco

Continua da settimane l’estenuante braccio di ferro tra Comune e Regione sulla questione dell’acquisizione delle aree Expo. Due le alternative - diritto di superficie o acquisto - e un coniglio estratto dal cappello due giorni fa con la proposta votata a maggioranza dal consiglio regionale dell’esproprio. Una certezza: entro fine ottobre, ha stabilito il Bie, la società Expo dovrà essere entrata in possesso dei terreni su cui dovrà sorgere il sito espositivo. La proposta di diritto di superficie o comodato d’uso, sostenuta dal commissario straordinario Letizia Moratti che due giorni fa ha ottenuto il via libera dal premier, e del presidente della Provincia Podestà, prevede che i proprietari dei terreni Gruppo Cabassi e Fondazione Fiera cedano in prestito al prezzo simbolico di 1 euro i terreni, che si estendono su un milione di metri quadrati, fino al 2016. In cambio verseranno 200 milioni di euro alla società Expo di cui 90 in oneri di urbanizzazione, 50 di contributi per le opere interne al sito, 45 per housing sociale, la cessione della Cascina Triulza del valore di 8 milioni. L’accordo prevede che al termine di Expo venga cambiata la destinazione d’uso delle aree, da agricole a edificabili, facendo lievitare notevolmente il valore. Questo grazie anche alle infrastrutture realizzate, del valore stimato di 120 milioni di euro. Nel 2016 il 56% dei terreni dovrebbe rimanere al pubblico, mentre il restante 44,2%, pari a 340mila mq, dovrebbe tornare ai privati, con la possibilità di edificare con un indice territoriale di 0,52 mq/mq, pari a un indice reale di 1,17. Ed è proprio questo il punto contestato dal governatore, da sempre contrario alla soluzione del diritto di superficie, perchè troppo vantaggioso per i privati.
La soluzione che tutela gli interessi pubblici, secondo il Pirellone, è l’acquisto delle aree da parte di una newco nell’ultima versione una società pubblica per azioni, aperta genericamente ai privati.

La trattativa anche in questo caso si era arenata su due posizioni contrapposte: 140 milioni la richiesta dei proprietari - per terreni che furono acquistati a una ventina di milioni - contro i 70 messi sul piatto dai soci. Formigoni lasciò il tavolo dei soci con il «mandato» di chiudere a 90 milioni di euro, una cifra considerata conveniente anche dal Comune. Ma qualcosa deve essere andato storto.

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