Altolà del Pdl alle unioni di fatto

Le unioni di fatto accendono il dibattito nel centrodestra. A far divampare l’ennesimo incendio è l’intervista rilasciata al Tempo dal ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna. Una legge sulle coppie di fatto «non è nel programma del governo. Detto questo - si leggeva ieri sulle pagine del quotidiano - se il Parlamento dovesse elaborare un testo che tende a regolare in via privatistica le unioni di fatto, da parte mia ci sarebbe un interessamento. Sono contraria a ogni forma di discriminazione, anche per le coppie di fatto omosessuali. Però resto contraria all’equiparazione con il matrimonio». «Bene», la prima reazione del segretario della DcA, Gianfranco Rotondi. «Finalmente si capisce che si tratta di un’iniziativa di mediazione e di ispirazione cristiana. Chiederò ai promotori del disegno di legge di sottoporlo a un vaglio non pregiudiziale dei cattolici più avvertiti». Il primo altolà arriva dal centrosinistra dove Paola Binetti ribadisce il suo «fermo no a ogni riconoscimento delle coppie di fatto». Ma anche da An. «Non c’è ministro che tenga - fa muro il presidente dei senatori Maurizio Gasparri -. Regole per unioni di fatto non servono perché in Italia si può contrarre matrimonio religioso o civile o non celebrare nessun matrimonio. Il nostro è un Paese libero. La Costituzione va rispettata e tutela la famiglia fondata sul matrimonio. Non ci sono spazi per unioni gay, dico, di.do.re e cose simili. In Parlamento non possono passare e non passeranno. Dal governo ci attendiamo impegni per la famiglia». In serata spegne la polemica il vicepresidente della Camera, l’azzurro Maurizio Lupi. «È inutile - spiega - cercare di distorcere il pensiero del ministro Carfagna per accreditare una tesi preconfezionata.

Una legge di questo tipo non è nel programma di governo. Le parole del ministro sono chiare, inutile quindi discutere di cose che non esistono. Le forme che regolano l’unione tra due persone sono stabilite dalla Costituzione. Non c’è bisogno di aggiungere altro».

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