Un’altra bomba, ora gli anarchici fanno paura

Roma Un pacco esplosivo recapitato all’ambasciata greca a Roma non scoppia, e non fa vittime, per puro caso. Ma ieri, nella capitale, anche altri plichi hanno fatto scattare l’allarme nelle ambasciate di una dozzina di Paesi: Venezuela, Svezia, Francia, Monaco, Slovenia, Argentina, Estonia, Egitto, Danimarca, Kuwait, Albania e Finlandia. Almeno questi ultimi dodici si sono rivelati, dopo l’intervento degli artificieri, tutti non in grado di esplodere: si trattava di calendari, biglietti augurali e altra normale corrispondenza, divenuta sospetta per l’origine sconosciuta e per il clima creato dall’ondata di attacchi alle ambasciate in queste festività-
Quello «greco», invece, era un vero pacco bomba. Una busta imbottita di colore giallo, con all’interno la custodia di un cd e l’esplosivo, con innesco a strappo. Il pacco sarebbe stato consegnato alla vigilia di Natale, ma solo ieri gli addetti alla corrispondenza dell’ambasciata hanno cominciato ad aprirlo, salvo insospettirsi per il plico e decidere, così, di chiamare i carabinieri. «Era un pacco giallo, era sospetto e abbiamo chiamato i carabinieri, che ci hanno detto che era qualcosa che poteva esplodere. I nostri funzionari alle poste erano comunque avvisati di stare molto attenti dopo gli episodi alle sedi della Svizzera e del Cile», ha spiegato ieri di fronte alla sede diplomatica l’ambasciatore greco Michael Cambanis, spiegando che l’indirizzo sulla busta era scritto a mano e che non c’erano indicazioni del mittente. Ma proprio il tipo di ordigno, che non è esploso al primo tentativo di apertura ed è stato poi disinnescato dagli artificieri, sarebbe simile per tipologia ai due pacchi bomba che hanno provocato due feriti nelle ambasciate di Svizzera e Cile lo scorso 23 dicembre, rivendicati dalla «cellula rivoluzionaria Lambros Fountas» del Fai, la Federazione anarchica informale. Proprio il riferimento all’anarchico greco ucciso negli scontri di Atene a marzo scorso aveva fatto scattare l’allerta anche nella sede diplomatica ellenica.
Per gli inquirenti (l’indagine sui pacchi bomba è affidata all’aggiunto romano Pietro Saviotti) i tre episodi sarebbero legati da un unico filo, proprio a causa dei «bersagli» scelti: se il link con la Grecia (investita a sua volta, meno di un mese fa, da un’ondata di plichi esplosivi) è esplicito, in Svizzera sono in carcere due anarchici italiani, mentre in Cile l’anno scorso è morto, ucciso dal suo stesso ordigno, l’anarchico Mauricio Morales. Ora il timore è che, nel «traffico postale» delle festività, possano celarsi altri ordigni.

E mentre il sindaco di Roma Gianni Alemanno invita a «fare luce su questi pacchi spediti dall’Italia», il capo della polizia Antonio Manganelli, pur ricordando che non vi sono elementi «di collegamento materiale» con i plichi bomba di novembre in Grecia, sottolinea come la «sinergia di intenti tra anarcoinsurrezionalisti dei due Paesi» sia costante oggetto di «indagini congiunte» delle forze di polizia italiane e greche.

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