In principio eravamo noi. Italiani e contropiedisti per eccellenza. Quelli che, ovunque andassero in Europa e per il mondo, venivano snobbati dalla critica e semmai sbertucciati per il non gioco e l’arte di arrangiarsi applicata al pallone. Poco spazio alla fantasia e tanto alla concretezza: un attaccante, al massimo due. E, comunque, tutti allineati e coperti in attesa che gli avversari si scoprissero e prestassero il fianco alle nostre volate in contropiede. Così facendo abbiamo vinto tanto per non dire tutto, compreso il Mondiale del 1982 in cui l’Italia di Bearzot, granitica in difesa, sprigionava energia e anche fantasia quando poteva macinare campo in velocità.
Poi, quasi desiderosi di toglierci di dosso un'etichetta scomoda, abbiamo cambiato pelle e voluto essere più propositivi: l'Italia di Lippi ha rappresentato la giusta sintesi del tutto, letale nelle situazioni di soprannumero ma anche mai disposta a concedere campo agli avversari. Gli azzurri di Donadoni devono invece ancora capire come si fa, mentre i loro avversari di Euro 2008 hanno già lanciato messaggi importanti. Chiari e netti. Nei match validi per il primo turno, Olanda, Spagna e Portogallo hanno segnato complessivamente dodici reti, di cui sette in contropiede: difficile sia una semplice coincidenza, semmai pare proprio uno stile di vita. Dateci il campo aperto e conquisteremo l’Europa, insomma: metri preziosi dove far scatenare i puledri di razza, dove poter vedere galoppare il talento di Ronaldo, dove ammirare la capacità di effettuare quei cambi di gioco per cui gli olandesi sono famosi da anni, dove prendere coscienza una volta per tutte del talento cristallino di David Villa.
La tendenza è questa. E mentre l’Italia si interroga su come fare a battere la Romania, vale forse la pena ricordare che la Grecia è diventata quattro anni fa campione d'Europa senza scoprirsi mai e che anche il grandissimo Manchester United, capace poche settimane fa di vincere campionato e Champions League, ha chiesto spesso e volentieri a Rooney di giocare più da incontrista che non da attaccante vero. Non per nulla Sir Alex Ferguson ha ammesso apertamente di avere ammirato oltre modo la Juve di Lippi per la sua solidità e concretezza. Contropiede e pedalare, baby. Si è convertito anche Luis Aragones, ct della Spagna che non alza un trofeo dal 1964: «Per fare il salto di qualità - aveva detto un paio di mesi fa - dobbiamo diventare pratici e cinici come gli azzurri». Se ne è accorta la Russia, seppellita sotto quattro reti di cui tre segnate in contropiede, due da Villa e una da Fabregas.
E, prima delle Furie Rosse, contro di noi erano stati chirurgici gli olandesi Sneijder e Van Bronckhorst. Fino a poco tempo fa sarebbe stata un'eresia pensare che l'Olanda del Cigno Van Basten potesse battere in contropiede l'Italia campione del mondo: così vanno gli Europei, però.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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