Le manovre degli altri. Fino a quando lEuropa non avrà una politica monetaria e fiscale comune, ciascun Paese dovrà adottare proprie misure di risanamento. In area euro e fuori da questa. Cominciamo da qui. La Gran Bretagna punta a tagliare 6,25 miliardi di sterline di spesa pubblica inefficiente (oltre 7 miliardi di euro). Lo ha annunciato il ministro delle Finanze, George Osborne, aggiungendo che «500 milioni saranno indirizzati per sostenere la crescita mentre il resto andrà al taglio del deficit». In particolare, il piano britannico prevede un risparmio di 1 miliardo di sterline dalla riduzione di consulenze e viaggi. Verranno colpiti inoltre immobili e informatica, gli organismi quasi-governativi e i dipendenti pubblici, con blocco del turn-over per questanno e il prossimo. «Stiamo già pagando per interessi sul debito più di quanto spendiamo in difesa, trasporti o sicurezza. Se non agiamo finiremo per spendere di più per ripagare il debito di quanto spendiamo per educare i nostri figli» ha dichiarato Osborne.
La Germania - il Paese che finora sta reggendo in maniera più solida alla crisi e che sta cercando anzi di pilotare la concertazione europea - sta preparando un piano di austerity da 10 miliardi, con tagli programmati fino al 2016. Il piano, secondo il «Financial Times» (che lo definisce «da shock») dovrebbe basarsi su un aumento della pressione fiscale oltre che sulla riduzione della spesa.
In Spagna, mentre gli statali scendono in piazza, i sindacati vicini al governo sono sullorlo dello sciopero generale, e la maggioranza è a picco nei sondaggi. Il premier Zapatero - appoggiato dal Fmi, che però richiede più riforme strutturali - ha dovuto cedere e varare un nuovo giro di vite, dopo i tagli di 50 miliardi su tre anni annunciati in febbraio e laumento di due punti dellIva per luglio.
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