Lo inghiotte una balena, ne esce vivo con il kayak

L'incredibile avvenimento è andato in scena nel febbraio 2025 nello Stretto di Magellano, in Cile: un giovane sportivo scompare nella bocca della megattera, che poi decide di risputarlo

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C’è un filo - fragile, vertiginoso - che separa il mito dalla cronaca. E quando un ragazzo che pagaia in kayak viene inghiottito da una balena e poi, pochi attimi dopo, risputato illeso, quel confine si dissolve. È successo a Punta Arenas, nello Stretto di Magellano, in Cile: un episodio che avrebbe potuto essere una fiaba grottesca, ma che è davvero accaduto.

Nel febbraio del 2025 Adrián Simancas, ventiquattrenne venezuelano, stava compiendo un allenamento sull’acqua con il suo packraft (una piccola canoa gonfiabile) quando una gigantesca megattera, emergendo improvvisamente, ha spalancato la bocca e lo ha risucchiato - kayak e tutto - nella sua cavità orale. Il padre, che osservava da vicino, stava riprendendo la scena con una telecamera: il video mostra Adrián che scompare in un istante, poi riemerge, con la stessa imbarcazione, senza ferite apparenti. Un miracolo, un prodigio, un racconto in bilico tra il reale e il simbolico. La balena non l'ha deglutito anche perché - spiegano gli esperti in seguito - le dimensioni del suo esofago non l'avrebbero consentito. Ma sarebbe potuta finire malissimo se si fosse immersa, trascinando il povero Simancas in profondità.

Il giovane ha raccontato che tutto è durato pochissimi secondi. "Mi sono girato e ho visto qualcosa tra il bianco e lo scuro e poi ho sentito una consistenza vischiosa che mi avvolgeva il volto, ho pensato che fosse finita", ha detto. Ma non è andata così: la balena ha espulso l’intruso, restituendo Adrián all’ossigeno e alla schiuma ondosa.

Il mare ci restituisce storie che sembrano favole antiche; questa ricorda immediatamente la sorte di Pinocchio, ingoiato dal terribile pescecane e poi rigurgitato, pur se non volontariamente. Il burattino di Collodi - lui sì - visse un’epopea di buio e riscatto dentro la pancia del mostro marino. La narrazione popolare ha sempre amato evocare il ventre oscuro come luogo dell’angoscia, ma anche del ritorno alla luce. Qui, Adrián non è stato paradossalmente “adottato” da alcun mostro; è stato rigettato subito.

Eppure, sul piano biologico, l’evento sfugge a molta della plausibilità narrata. Le megattere hanno una gola troppo stretta per ingoiare un corpo umano intero: l’esofago - si diceva prima - è largo pochi centimetri. Secondo gli esperti di cetacei, dunque, Adrián non è stato inghiottito fino allo stomaco, ma soltanto in una cavità orale che ha “richiuso” istintivamente su di lui nel tentativo di nutrirsi di krill e piccoli pesci. Realizzando, forse, troppo tardi l’errore.

Ma questo dettaglio tecnico non riduce l’effetto simbolico dell’accaduto: uno sportivo alle prese con la forza ostile del mare e la vita che attraverso un gesto quasi divino lo restituisce al mondo. Il video, diventato virale, ha accelerato la trasformazione di Adrián in leggenda moderna: l’uomo che per un attimo è entrato nella bocca del cetaceo e ne è uscito indenne.

Quel che resta, dopo l’adrenalina, è il senso di stupore: di fronte all’immensità dei flutti e alla benevolenza accidentale della creatura più grande che li abita, uno diventa spettatore alquanto fragile. Eppure, in quell’istante, il giovane venezuelano ha conosciuto una vertigine che soltanto le favole hanno osato immaginare.

E forse lo sport, l’avventura, ci invitano proprio a questo: allenarci a rischiare, essere curiosi, toccare il limite e sperare che una qualche forza imperscrutabile ci restituisca, come è avvenuto ad Adrián, al nostro destino. Perché il mare non è solo sostanza salata, ma contenitore di meraviglia.

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