Jonny Durand, in volo sopra gli squali bianchi

Nel 2017 l'atleta australiano compì un'impresa inedita: due record del mondo su deltaplano sorvolando branchi di grossi predatori

Jonny Durand, in volo sopra gli squali bianchi
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Non è che siccome tu abbia già messo via una serie di successi la volta dopo filerà automaticamente liscia. Jonny Durand questa lezione l'ha mandata a memoria. Se si parla di deltaplani, lui è uno dei primissimi nomi che affiorano dal circuito. Ha strapazzato la concorrenza in Australia, il suo paese d'origine. Ha conquistato il record per il volo più lungo e anche per quello più alto. Ma stavolta rischia di essere maledettamente diversa.

Corre l'anno 2017. Jonny, fisico asciutto e sguardo benevolo, sta in fissa con l'idea di infrangere un nuovo monumentale traguardo. Per farlo però deve prima immaginarselo. Lo costruisce a tavolino, con il suo team e quello della Red Bull, il gigante che sponsorizza e alimenta le sue imprese. Stavolta è particolarmente folle. Il succo è stabilire due nuovi record di velocità. Però vuole riuscirci in condizioni estreme.

Serve un anno di meticoloso lavoro per preparare il tentativo. Nel mirino ci sono le frastagliate scogliere della Great Australian Bite, giardino di casa remoto, infido, terrificante. Le correnti ascensionali ti spingono per tutto il tempo, d'accordo. Ma le raffiche soffiano oltre i cento km orari con modalità indecifrabili. Tendono a sbatterti contro la scogliera. Se non ti frantumi, pensare di salvarsi è comunque un miraggio. Sotto, gonfiate dai venti, montano furenti onde alte come caseggiati. E poi c'è quell'altro non trascurabile particolare: quello è uno dei bracci oceanici più infestati da branchi di famelici squali bianchi. Tradotto: sbagliare non si può.

Jonny però non lascia prevalere l'ansia. D'altronde se ci pensi troppo non lo fai mai. Con la sua squadra ha pianificato ogni aspetto nel dettaglio. Capito come sfruttare al meglio quelle costanti zaffate d'aria. Intuito come governare eventuali situazioni critiche. Si solleva dal campo base. Decolla e fluttua sulle acque aperte e insidiose del continente, muovendo da sud a ovest.

La troupe che segue l'impresa fa una fatica tremenda. Ad un certo punto il vento lo spinge fino ai 110 km orari. Difficile gestire la direzione, anche per uno come lui. Sfiora spesso le increspature sotto di lui. Lambisce pericolosamente i costoni rocciosi. Ogni tanto intravede una pinna. Dopo un pezzo che si trova in volo le braccia iniziano a indolenzirsi. I muscoli delle gambe e delle schiena si contraggono. Lui però non smarrisce mai la lucidità.

Diventa così il più veloce al mondo, divorando una distanza di 300 km in appena 4 ore e 16 minuti. Nello stesso giorno, Jonny infrange anche il record del mondo di velocità media su quella distanza: il precedente era di 56km/h, ma lui tocca i 72. Dopo essere atterrato, esausto e felice, dichiara: "Ho volato sopra scogliere, in balia del vento, delle onde e dei grossi squali bianchi sotto di me.

È stato incredibile, non avevo mai provato nulla di simile prima, un grande successo personale. Abbiamo scelto di volare qui in Australia, i venti che spingono dal mare verso la scogliera mi hanno permesso di rimanere in aria per tutto il tempo senza dovermi fermare."

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