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Il male nazionale

i "virus" estivi delle selezioni azzurre: da Mancini a Egonu, da Sinner al Poz fino alle donne del calcio. L'antidoto dell'atletica

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Il male Nazionale è come un virus. S'insinua, si diffonde e poi esplode. E fa specie che circoli al termine del primo anno di un governo che nella Nazione ha il proprio vessillo. Sembra uno sgarbo involontario dello sport. Non lo è. È un virus. Per combatterlo serve un antidoto che non ha mai arricchito le multinazionali del farmaco ma solo la persona: il vaccino del buonsenso. Fin qui ne avevamo avuto in abbondanza. Purtroppo, ora, in questo fine estate avaro di soddisfazioni sportive, le scorte sembrano terminate. Il male Nazionale ha colpito per prime le ragazze del nostro calcio. È successo dopo la mesta e veloce eliminazione dai mondiali in Australia e Nuova Zelanda. Avrebbero potuto utilizzare la cassa di risonanza globale dell'evento per portare avanti la loro sacrosanta battaglia d'emersione sportiva e agonistica, ma il virus senza vaccino le ha falcidiate: un minuto dopo l'eliminazione volavano stracci fra l'ex ct Bertolini e diverse azzurre. Scorie in divisa nazionale di cui avremmo fatto volentieri a meno. Perché la guerriglia interna in casacca azzurra non è un litigio dentro un club: ci sono di mezzo una maglia e una nazione. È un attimo provare la sgradevole sensazione di un ceffone alla bandiera. Come nel caso di Jannik Sinner e, per motivi diversi, dello stesso Fabio Fognini. Jannik dopo lo UsOpen è stato colpito per la quarta volta del male Nazionale. Ha prima detto sì alla coppa Davis e poi detto no. Scatenando la giusta indignazione del novantenne Nicola Pietrangeli. «Rappresentare il proprio Paese è il massimo, è un onore. Chi rifiuta per poi andare a giocare un torneo altrove, andrebbe squalificato» ha detto. Stesso male Nazionale di Sinner ma di segno contrario per Fognini. Per il suo non esistono antidoti. Alla chiamata per la Davis, settimane fa, aveva risposto di sì, poi la chiamata è stata però ritirata. Sfogo social, «mancanza di rispetto» ha detto Fabio, altrettanto piccata la risposta del capitano non giocatore della Davis, Filippo Volandri, «un ingrato». Vicenda comunque stonata. Un male Nazionale senza antidoto da una parte e dall'altra. E con il tennis siamo a due nazionali malate. La terza e la quarta hanno riempito le nostre vacanze agostane. La prima è la nazionale in cui più ci riconosciamo, quella del calcio, quella che più di tutte assomiglia a un piccolo esercito senza armi che scende in campo per difendere il nostro onore e i confini della passione di un intero Paese. Stasera debutta con il nuovo capitano oh mio capitano, Luciano Spalletti, dopo la triste fuga del predecessore Roberto Mancini. Nessun virus per l'ex ct, nessun vaccino. O meglio: i soldi arabi per vaccino. Poi ci sono loro, le ragazze del volley. Fin quando vincono, il male Nazionale non le aggredisce, però alla prima sconfitta che brucia apriti cielo. Paola Egonu è la nostra indiscussa fuoriclasse: in campo quando trionfa, fuori campo quando le prende il male Nazionale. Due sconfitte dolorose e due volte che rompe con l'azzurro. Tensioni, chiarimenti e malessere Nazionale anche nel basket durante e dopo l'eliminazione contro gli Usa con ct Pozzecco sempre sul filo di una crisi di nervi e «basta critiche non capite che cosa abbiamo fatto...» ha detto. Per fortuna nessun male nazionale per Gimbo Tamberi d'oro e la staffetta 4x100 d'argento a Budapest pochi giorni fa. Gianmarco, Jacobs, Tortu, Rigali e Patta tutti avvolti felici nel tricolore.

Soprattutto immuni al male Nazionale. Che centrino forse fatica e umiltà?

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