Due gamberoni e due vongole, merluzzo e gamberi, tonno e formaggio, i würstel e le salsicce, quelle grandi, caffè e biscotti. Sarà pure vero, come scrivono gli inquirenti della procura di Salerno (e te li raccomando anche questi!) che il presidente della sezione civile del tribunale di Vibo Valentia Patrizia Serena Pasquin «ha effettuato un sistematico mercimonio della funzione pubblica, attuando in modo capillare e diffuso il principio del do ut des»: ma sarà meglio e più prudente aspettare di conoscere i risultati dell'inchiesta, che pare duri già da tre anni, e sapere cosa esattamente la «cinghiala», come la chiamano, dava e cosa esattamente riceveva in cambio. Per ora sappiamo solo il menù della spesa che faceva per la sua tavola il «Tappo», il presunto mediatore che avrebbe tenuto i rapporti con il clan dei Mancuso (e questo era il «des»), e di una società, di cui era socio il figlio della Pasquin, per la costruzione di un villaggio turistico, lungi ancora dalla realizzazione(e questo sarebbe il «do»).
Già più impressionante, se mai, è la versatile e veloce carriera della Pasquin. Comincia il 13 maggio del 1980,quando con decreto ministeriale viene assegnata come uditore giudiziario per il tirocinio al tribunale di Catanzaro. Poco più di un anno dopo, il 7 settembre del 1981 le vengono conferite le funzioni giurisdizionali e viene destinata al tribunale di Vibo Valentia. Nel maggio del 1982 il Consiglio superiore della magistratura la nomina magistrato di tribunale, e tre anni dopo, il 23 ottobre 1985 il Csm decreta il suo passaggio dalle funzioni giudicanti alle funzioni requirenti e la trasferisce alla procura di Vibo con funzioni di sostituto procuratore, dove diventa reggente procuratore della Repubblica nel 1994. Nel frattempo il Csm la nomina magistrato di Corte di appello e la destina al tribunale di Vibo, dove ritorna con le funzioni di presidente di sezione. Il 20 dicembre del 2000 il Csm la nomina magistrato di Cassazione con le funzioni di presidente di sezione civile. Questo è il vero «do ut des» della signora Pasquin: dagli affari civili a quelli penali, e in quelli penali come giudicante e come giudice istruttore, nel primo quinquennio, e come pubblico ministero nei nove anni successivi, e poi ancora come presidente dei collegi ordinari e del tribunale della libertà e delle misure di prevenzione. Questo è il vero sistematico mercimonio della funzione pubblica: altro che gamberoni e vongole e merluzzo e il formaggio del villaggio turistico prossimo venturo.
Comunque, fossero provate e documentate tutte le accuse che le muovono, lo «scandalo» della signora Pasquin sarebbe solo la punta dell'iceberg, la ciliegina sulla torta impastata delle malefatte dell'amministrazione della giustizia in Calabria. Sarebbe interessante sapere dal governo i risultati dell'ispezione ministeriale sulle malefatte della procura di Catanzaro, e in particolare del sostituto procuratore Luigi De Magistris, accusato di aver sottoposto abusivamente al fermo di polizia una sessantina di cittadini, tra cui una nota e apprezzata insegnante, protagonista nel mondo del volontariato, e di aver utilizzato una serie di intercettazioni telefoniche, peraltro irrilevanti, ordinate sulle utenze di parlamentari, e senza la preventiva autorizzazione del Parlamento, e di aver rilasciato interviste a giornali e televisioni rivelando segreti d'ufficio,e così via... Lo chiede uninterpellanza di 38 senatori che ne richiama un'altra presentata un anno fa dall'allora senatore Ettore Bucciero, che consta di cinque fitte pagine dattiloscritte, per complessive 275 righe,tutte dedicate sempre allo stesso De Magistris.
Anche con il sostituto procuratore De Magistris e le denunce delle sue malefatte, siamo appena all'antipasto. L'assassinio del vicepresidente del consiglio regionale calabrese Francesco Fortugno e i clamori che ne sono seguiti hanno fatto passare inosservati gli ultimi sviluppi delle faide, delle risse, degli scontri tra procura e procura, tra procuratori e sostituti, tra sostituti e sostituti. Il Csm è sordo, muto e impotente: l'ultima volta si è spaccato a metà, la sinistra voleva cacciare da Reggio Calabria il procuratore Antonio Catanese, definito dallo stesso Consiglio «un autocrate dall'espressione e dai comportamenti autoritari,scarsamente efficiente nella gestione dei latitanti», e la destra lo ha difeso. La destra voleva cacciare da Catanzaro il procuratore Mariano Lombardo, e la sinistra lo ha difeso. Decine di interrogazioni parlamentari elencano le malefatte dell'aggiunto Mario Spagnuolo, e dalle ispezioni ministeriali è risultato che il sostituto Francesco Mollace «nonostante fosse stato dichiarato decaduto dall'incarico di sostituto antimafia perché aveva superato il termine massimo di otto anni, ha continuato a svolgere attività interferendo nelle indagini e trattenendo i fascicoli dei pentiti». Una interrogazione ha denunciato e una ispezione ministeriale ha confermato che il sostituto Vincenzo Macrì, che continua a coordinare le indagini antimafia, «ha redatta e sottoscritta una sentenza falsa e un verbale falso, dato che quel giorno non era stata tenuta alcuna discussione, né letto alcun dispositivo, e l'udienza era stata rinviata d'ufficio, e il dottor Macrì si trovava a qualche centinaio di chilometri di distanza...».
Altre accuse investono Carlo, il fratello di Vincenzo Macrì, e il sostituto procuratore Salvatore Boemi, che fece processare e condannare il leader socialista Giacomo Mancini, poi assolto con formula piena,utilizzando le false accuse dei falsi «pentiti» Giacomo Lauro e Pino Scriva, definite «belve senza pelo», e proclamando che «in Calabria non si può fare politica senza trattare con la 'ndrangheta». Come il sostituto Roberto Pennisi che ha formulato per primo il programma della magistratura calabrese: «Dobbiamo azzerare la classe politica e una nuova classe esisterà quando saranno cresciuti i bambini che ora fanno le scuole medie».
L'hanno fatto, hanno distrutto la classe politica calabrese. E sono rimasti soli con la 'ndrangheta. Che governa il territorio, la sanità, le opere pubbliche, i villaggi turistici. E ringrazia e gli regala gamberoni e vongole e merluzzo.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.