Altro tragico fuoripista A Livigno due sciatori travolti da una valanga

Ha perso la vita un tedesco di 36 anni. Con il suo amico, rimasto lievemente ferito, stava facendo snowboard in una zona vietata

da Livigno

Era il giorno meno indicato per il fuori pista. Il bollettino nivo-meteo non lasciava dubbi: «Rischio 3 su una scala di 5 con tendenza al grado 4 nelle ore più calde della giornata». Ed era una zona assolutamente da evitare quella dove ieri uno sciatore tedesco ha perso la vita a Livigno. La gente del posto lo chiama «rin de la ruina», il canale della rovina - e tutti sanno che è bene starci alla larga, perché la sua forte pendenza (in alcuni punti il 45%) lo rende pericoloso anche senza neve, figuriamoci con tutta quella che è caduta in questi giorni.
Non si sa se i due sono giunti al canalone dopo una mattinata trascorsa sulle piste della ski area Carosello 3000, magari decisi a rientrare in neve fresca. Di certo non hanno resistito al richiamo di lasciare per primi una traccia: l’ultima per Felix Prechtel, 36 anni, tedesco, mentre segnerà per sempre Frank Meyer, 44 anni, anche lui tedesco.
Erano le 15.30 quando al 118 di Sondrio è giunto l’sos. Una telefonata confusa, in tedesco, proveniente dai colleghi del soccorso austriaco a cui si era rivolto un amico di Meyer a sua volta contattato col cellulare dal sopravvissuto che non riusciva a contattare la centrale operativa italiana. L’elicottero si è alzato subito in volo e da Sondrio ha raggiunto in una manciata di minuti Livigno, senza però riuscire a individuare il malcapitato. Ovunque i segni evidenti di slavine, ma di Meyer che aveva lanciato l’allarme nessun traccia. Solo quando Rudi Mottini, del soccorso alpino è riuscito - in tedesco - a parlargli direttamente ha capito che il versante dove era avvenuta la tragedia non era quello che stava sorvolando. Verso le 16, l’avvistamento. Meyer era in ginocchio, con la testa dell’amico che affiorava dalla neve tra le mani. Ma ormai per lui non c’era più nulla da fare.
Stando al racconto del tedesco i due hanno visto la valanga scendere lentamente. Meyer, con la tavola, è riuscito a tenersi distante dalla slavina, Prechtel, invece, con gli sci ha zigzagato per alcune decine di metri, ma poi è stato travolto. A Cristoforo Franzini, comandante della Polizia locale di Livigno, il sopravvissuto ha detto di essere uno snowboarder esperto, salvo poi ammettere di aver lasciato in albergo l’Arva, l’apparecchio che consente - se indossato e acceso - di essere individuati subito sotto la neve.

E pensare che a Livigno, proprio ieri l’altro si è riunita la commissione anti-valanghe, decretando il divieto al fuoripista e la chiusura di alcuni sentieri e piste da fondo a rischio con tanto di cartelli e cumuli di neve a barrare le strade. Nell’ultima settimana sono sette i morti in Lombardia, due dei quali ancora a Livigno: due giovani sciatori travolti mentre in fuoripista si facevano riprendere con la telecamera da altri due amici.

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