da Bergamo
«Ci hanno rinchiusi per ore in una cella, senza documenti né telefonini, poi ci hanno scortato con un cellulare della polizia fino allaereo e ci hanno accompagnato a bordo». È il racconto di Malvina Bodo, 20 anni, albanese, uno dei sei alunni di un istituto tecnico di Bergamo costretti dalle autorità inglesi a rientrare in Italia da una gita scolastica a Londra, perché originari di Paesi «poco graditi» al Regno Unito. «Alla frontiera italiana siamo passati senza problemi - ha raccontato la ragazza -, a Londra i nostri compagni italiani sono stati fatti passare, noi sei siamo stati trattenuti. Ci hanno spiegato che dovevano consultare la legge, perché non sapevano se avrebbero potuto farci passare. E così siamo stati senza altre informazioni dalle 11 di mattina alle 5 di pomeriggio; poi hanno fatto andare i nostri professori e ci hanno detto che ci avrebbero imbarcato sullaereo delle 19.30». Con lei, altri ragazzi di Perù, Burkina Faso, Ucraina: «Ci hanno fotografato, preso le impronte digitali e contato i soldi - ha raccontato al quotidiano LEco di Bergamo - e abbiamo dovuto consegnare telefonini, borse e cinture. Ci hanno dato da mangiare un tramezzino solo alle 7 di sera».
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