«Amato deve sciogliere il Consiglio regionale»

nostro inviato a Catanzaro

Si fa presto a dire «l’avevo detto, io». Ma lei, Angela Napoli, vicepresidente della commissione parlamentare Antimafia, deputato di An sempre in guerra con la ’ndrangheta, è stata l’unica a denunciare il marciume mafioso di Vibo, la prima a parlare di cointeressenze politiche nell'omicidio Fortugno, la sola a intasare gli uffici della Camera con interrogazioni su appalti che fanno gola a cosche e partiti. Rompe talmente le scatole, la Napoli, che il Padrino dei Mancuso s’è lamentato pubblicamente delle sue denunce tanto da sentirsi letteralmente braccato. Su Vibo l’onorevole, originaria di Taurianova, località non distante dai feudi dei Limbadi e dei Mancuso, ha denunciato tutto e tutti in tempi non sospetti, con coraggio ed incoscienza, beccandosi insulti, minacce, poche lodi. Attacca da sempre, attacca ancora.
Ce l'ha sempre con la procura di Vibo, onorevole?
«Io non ce l’ho con nessuno ma ogni qualvolta portavo indizi molto seri a palazzo di giustizia e chiedevo di indagare in alcune direzioni mi veniva risposto che loro facevano già il possibile, che erano oberati di lavoro, sommersi dalle carte, sotto organico e via discorrendo. Per fortuna poi c’è stato qualcuno a Catanzaro che ha lavorato sugli stessi documenti archiviati e, riportandoli a galla, è riuscito a chiudere il cerchio».
Dove altro occorre scavare su Vibo?
«Nel mondo politico. Le mie denunce partono proprio da questo mondo. Le relative collusioni con la ’ndrangheta e con la massoneria deviata stanno iniziando ad emergere, forse è la volta buona anche se resistono santuari intoccabili, anche istituzionali. Vibo rispecchia ciò che accade altrove».
Si riferisce ai guai della giunta Loiero?
«Esattamente. Non va sottaciuta la presenza di diversi consiglieri regionali inquisiti, di uomini che hanno fatto il passo insieme a Loiero abbandonando il partito di appartenenza (la Margherita) di indagini che coinvolgono tutti i settori della pubblica amministrazione. Nello stesso territorio vibonese sono fortemente implicati i medesimi partiti che costituiscono la maggioranza politica regionale. A proposito del consiglio regionale... ».
Dica...
«Non si può più aspettare, va sciolto immediatamente. Ho fatto un’analoga richiesta quando c’erano 22 politici indagati, la rilancio oggi che sono 24, che le operazioni antimafia si concentrano sui mandanti politici dell’omicidio Fortugno, che si scoprono legami forti tra politica e magistratura come dimostrato dall’intercettazione fra Pacenza e Morrone. Se il ministro dell’Interno continua a chiudere gli occhi e a non rispondere alle mie interrogazioni, diventa a tutti gli effetti complice di questa gravissima situazione. Mi chiedo, e chiedo al ministro: cos’altro ci vuole per sciogliere un Consiglio regionale come quello della Calabria?».
Non dica un altro morto eccellente...
«Non lo dico, ma la politica deve darsi una mossa specie ora, ripeto, che la magistratura sembra aver imboccato la strada giusta per trovare i mandanti eccellenti di Fortugno. Purtroppo ho la sensazione che al di là dei proclami, da parte di molti, compresa della vedova Fortugno, non vi sarà la dovuta collaborazione.

Quanto al caso Pacenza, erano noti certi rapporti fra parte della magistratura locale e i politici di centrosinistra in Calabria. Mi chiedo solo se Mastella, come Amato, sull’intercettazione del suo deputato dice qualcosa o si avvarrà della facoltà di non rispondere».

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