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Gli ambasciatori di Assad cacciati dall’Occidente

Via gli ambasciatori e se ci sarà l’ok dell’Onu - fa sapere il neo presidente francese François Hollande - via anche all’intervento militare in Siria. Occidente a muso duro contro il regime siriano di Bashar el-Assad dopo l’atroce massacro di Hula, che ha causato la morte di oltre 100 persone, tra cui moltissimi bambini. Messaggi chiari arrivati mentre l’inviato speciale dell’Onu, Kofi Annan, nel corso di un incontro a Damasco con il presidente Assad, ha chiesto con forza «passi coraggiosi, non domani ma ora, per l’attuazione del piano» di pace. «Ciò vuol dire - ha avvertito Annan - che il governo e le milizie filogovernative devono fermare tutte le operazioni militari».
Si intensifica insomma la pressione internazionale sul regime di Assad. La strage dei bambini, come ha scritto più di qualche osservatore, può davvero rappresentare il punto di svolta della crisi siriana. Moltissimi Paesi europei - tra cui Italia, Francia, Germania, Spagna e Gran Bretagna - hanno deciso di espellere in modo coordinato i rappresentanti diplomatici di Damasco, dichiarandoli «persona non grata». Stessa cosa hanno fatto Usa, Canada e Australia.
Il Dipartimento di Stato Usa ha precisato che l’incaricato d’affari siriano (l’ambasciatore era già stato richiamato a Damasco per consultazioni) ha 72 ore di tempo per lasciare gli Stati Uniti. Mentre François Hollande ha annunciato l’espulsione dell’ambasciatrice siriana (che di fatto non lascerà il Paese in quanto è anche ambasciatrice all’Unesco) e l’organizzazione della terza conferenza degli «Amici del popolo siriano» a inizio luglio a Parigi. Assad, «l’assassino del suo popolo, deve lasciare il potere», ha detto il capo del Quai d’Orsay, Laurent Fabius. Mentre il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha scritto su twitter che «dopo gli orrori di Hula», l’espulsione degli ambasciatori rappresenta un «messaggio forte e inequivocabile al regime di Damasco. Basta violenze». «Una cosa è chiara e non solo dal massacro di Hula: con Assad la Siria non ha alcun futuro. Si deve fare strada a un cambiamento pacifico», ha commentato il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle. Mentre il suo collega spagnolo, Josè Manuel Garcia-Margallo, ha puntato il dito contro l«’inaccettabile repressione» del regime siriano e ha anche rinnovato l’appello a Damasco a «cogliere l’occasione offerta dal piano Annan».
In un duro intervento, anche il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito Assad che la pazienza della comunità internazionale ha «un limite».

Parlando davanti al gruppo parlamentare del suo partito, l’Akp, Erdogan ha denunciato il «disumano massacro» di Hula.

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