Una goccia nel mare. È questo lo spirito del provvedimento della Regione Lazio che ha deliberato la deroga per la cacciabilità dello storno. Un uccello inspiegabilmente «protetto», che a Roma sta sfiorando i cinque milioni di individui e che crea sfracelli in campagna e danni enormi in città.
Secondo le direttive comunitarie, il prelievo in deroga per le specie protette è calmierato, tanto che la caccia allo storno è stata consentita solo dal 21 settembre al 14 dicembre, unicamente per i cacciatori autorizzati, che non potranno abbattere più di venti storni al giorno. Inoltre, per lungaggini burocratiche, i tesserini per labbattimento sono stati emessi solo il 1 ottobre.
Per prime sono state le associazioni degli agricoltori a chiedere un provvedimento contro questa piaga. «La soluzione più logica sarebbe quella di reinserire lo storno tra le specie cacciabili, come avviene in tutti i paesi della Comunità europea», spiega Leandro Calzetta, presidente di Federcaccia per la provincia di Roma. Non a caso il ministro per le Politiche agricole, Luca Zaia, fin da giugno ha scritto alla Commissione europea per avere una risposta in tempi brevi su tale possibilità.
Tuttavia, tra i migliori amici degli storni ci sono i Verdi e le associazioni animaliste che, a livello regionale, oppongono veti incrociati. In Regione Lazio gli assessori allAmbiente Filiberto Zaratti (Verdi) e al Bilancio Luigi Nieri (Rifondazione Comunista) hanno immancabilmente votato contro il provvedimento.
Questo uccelletto nero, dal becco aguzzo, è un vero e proprio «mostro della natura», capace di ingurgitare una quantità di semi e frutta pari a quattordici volte il proprio peso, (come se un essere umano mangiasse 1,3 tonnellate di cibo al giorno).
Mentre di giorno distrugge vigneti e uliveti in campagna, la notte, attratto dallisola di calore e dallassenza di attività venatoria, si sposta nella Capitale in stormi composti da migliaia di individui. Fin dal 1970, gli storni hanno eletto a «dormitorio» oltre alle ville storiche e alle zone verdi dellEur, anche gli alberi del quartiere Prati e della stazione Termini. Prima di addormentarsi, deliziano i residenti con strida prolungate e, al mattino, tutto ciò che si trova sotto gli alberi-dormitorio, (automobili, motociclette, panchine), ha perso gran parte della sua dignità. Vi è anche un problema di sicurezza stradale: il loro guano rende scivoloso il manto stradale, con grave pericolo per veicoli e passanti.
Il contribuente paga così a caro prezzo il buonismo animalista.
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