Una bella boccata daria sporca: respirare, sia nella capitale che nel Lazio, non è mica una roba da ridere. Anzi. Se andiamo a vedere i dati messi in evidenza nel Rapporto Osservasalute Ambiente 2008, presentato ieri al policlinico Gemelli, ci sarebbe da piangere, vista la quantità di nemici invisibili che insidiano la salute delle persone. E, dal momento che uno (appunto) non li vede, allora automaticamente tende a sottovalutarli, sempre poi che sia effettivamente a conoscenza della loro esistenza, il che non per forza è scontato. Dalle polvere sottili al radon, il gas che incrementa il rischio di cancro ai polmoni, dicevamo, cè poco da ridere. A guardare quei dati, infatti, bisognerebbe turarsi la bocca e procedere in apnea. Per fortuna, però, che a rasserenare gli animi cè Zaratti, lassessore verde della Regione, che fa «buoni tutti» con la mano e, subito dopo, precisa che le cifre contenute nel rapporto fanno riferimento al periodo che va dal 1999 al 2006, e da allora assicura che la situazione è migliorata. Se lo dice lui.
Fatto sta che, se ci atteniamo al rapporto curato dallOsservatorio nazionale sulla salute nelle regioni italiane, coordinato da Walter Ricciardi, direttore dellIstituto di igiene della facoltà di medicina delluniversità Cattolica, beh, la maglia nera al Lazio non gliela toglie proprio nessuno. Ma andiamo per ordine. Per lesposizione al radon, siamo la regione italiana che presenta il più elevato livello di inquinamento indoor. Inoltre, abbiamo il maggior numero di abitazioni considerate a rischio radon. Non va meglio sul fronte delle polvere sottili. Il Lazio è decisamente sopra la media nazionale per quel che riguarda i giorni di superamento del valore medio di concentrazioni giornaliere delle temibili Pm10: 77 invece di 57. Unica nota positiva, i risultati ottenuti sul piano dellinquinamento acustico. Il 60% dei residenti del Lazio vive in aree equipaggiate per fronteggiare questo tipo di minaccia.
Merita, infine, una nota a parte lannoso problema dello smaltimento dei rifiuti solidi e in particolare quello della raccolta (in)differenziata. Annoso da noi, ma non dappertutto. In Lombardia, per esempio, sono avanti anni luce, al punto da essersi guadagnati la nomea di primi della classe.
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