Dall’inferno al paradiso. La seconda vita del Fuenti

Dove sorgeva il primo “ecomostro” italiano ora ci sono i Giardini, tra limoni, spiagge e viste

Dall’inferno al paradiso. La seconda vita del Fuenti
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Dal nostro inviato a Vietri sul Mare (Salerno) Serena Coppetti

C’era una volta l’ecomostro. Non «un» ecomostro ma «l’»ecomostro. Quello per descrivere il quale questa parola è stata a un certo punto inventata da qualche ambientalista amante del genere splatter. Il Fuenti, sulla strada che da Vietri sul Mare porta a Cetara, anni fa era un nome difficile da pronunciare ma ora è finalmente uno degli angoli più belli di quel pezzo di eden in Terra che è la Costiera Amalfitana. Da quando sulle ceneri di un albergo tristemente noto sono nati i Giardini del Fuenti, un’opera che ha rinaturalizzato e reso più bello questo promontorio di tufo che si tuffa nel Mediterrano. Il Fuenti, ufficialmente Amalfitana Hotel, fu costruito tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Settanta da Orfeo Mazzitelli in un angolo di costiera che aveva ospitato una cava con la cui pietra calcarea era stato costruito il vicino porto di Salerno. Una struttura avveniristica e anche un capolavoro ingegneristico, un’architettura eroica dotata di tutti i comfort dell’epoca e che dava da vivere a centinaia di famiglie, ma che divenne negli anni successivi il simbolo dello scempio edilizio della costiera amalfitana.
Sul Fuenti venne combattuta la prima importante battaglia ambientalista italiana, a colpi di ricorsi, controricorsi, sequestri, articolesse sui giornali. Un luogo simbolo della nascente sensibilità per la tutela del paesaggio, che fece passare Mazzitelli - che la licenza edilizia comunale e il nulla osta paesaggistico del sovrintendente regionale li aveva ottenuti regolarmente - come una specie di criminale agli occhi dell’opinione pubblica, al punto che ne morì, nel 1984. I suoi eredi continuarono la sua lotta, si arresero infine alla demolizione della struttura, nel 1999, resa possibile da un apposito disegno di legge proposto nel 1998 dal ministro Edo Ronchi che sarebbe poi divenuta la legge n.
426/1998, ma decisero che quella non poteva essere solo una storia di macerie e fango ma che doveva comprendere anche il capitolo della rinascita.
Oggi i due nipoti di Mazzitelli, i vita vera. La reception non è solo la gestione impeccabile delle 75 camere vista mare, è il passpartout per andare a cena nella villa storica di (attuali) 90 stanze del giovane nobile siciliano che porta avanti le sue secolari tradizioni, o a casa di un artista locale per toccare la sua collezione di Teste di Moro del ’700 e soprattutto per assistere agli spettacoli nel magnifico teatro greco di Siracusa per sedersi laddove si può immaginare ci sia stato anche Platone, grazie a una stretta collaborazione con Inda, l’istituto nazionale di arte antica.

E per chi si vuole sporcare le mani ancora di più, basta svoltare l’angolo in compagnia dello chef dell’hotel Salvatore Barbara per far la spesa al banco del mercato del pesce per poi cucinarlo e mangiarlo nel ristorante al terzo piano dell’hotel. E alla fine il lusso è un ricordo indelebile.

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