Sprechiamo ancora troppo cibo, crescono i rifiuti alimentari

Un report delle Nazioni Unite mostra come siano cresciuti gli sprechi alimentari, sia a livello globale sia nelle singole nazioni

Sprechiamo ancora troppo cibo, crescono i rifiuti alimentari

Gli sprechi alimentari rappresentano un grande problema per il futuro del pianeta. Per capire la situazione e studiare le prospettive future, l’Onu compila un report, il Food Waste Index: l’ultimo disponibile restituisce i dati del 2021 e non sono per niente confortanti.

Il report “presenta la raccolta e l’analisi dei dati sui rifiuti ambientali più completi, generando una nuova stima dello spreco alimentare globale”. Questi dati si riferiscono agli sprechi domestici, relativi al settore della ristorazione e della vendita alimentare al dettaglio.

Nel 2021, a livello globale, sono state gettate via 569 milioni di tonnellate di cibo provenienti da uso domestico, 244 milioni di tonnellate dalla ristorazione e 118 milioni di tonnellate dalla vendita al dettaglio.

Perché gli sprechi alimentari sono tanto importanti

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Gli sprechi alimentari non hanno un impatto negativo solo sull’ambiente, dice il report, ma anche sull’economia e sulla società. Dal punto di vista ambientale, la comprensione è immediata: si stima che lo spreco alimentare possa produrre tra l’8 e il 10% di tutte le emissioni globali di gas serra.

Se la perdita e lo spreco di cibo fossero un Paese - scrive nel report Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’United Nations Environment Programme - sarebbe la terza maggiore fonte di emissioni di gas serra. Lo spreco alimentare grava anche sui sistemi di gestione dei rifiuti, aggrava l'insicurezza alimentare, rendendolo uno dei principali fattori che contribuiscono alle tre crisi planetarie del cambiamento climatico, della perdita di natura e biodiversità, dell'inquinamento e dei rifiuti”.

La situazione in Italia e in Europa

Nel 2021 nelle case degli italiani sono stati sprecati 67 chili di cibo pro capite. Si è ben lontani dai 39 chili dell’Austria (che in teoria non sarebbe neppure la nazione più virtuosa in tal senso), ma per fortuna anche dai 142 chilogrammi della Grecia. Mentre non vengono riportati i dati italiani sulla ristorazione, nella vendita alimentare al dettaglio l’Italia va meglio: “solo” 4 chili sono stati sprecati a testa nel 2021. È in testa alla classifica insieme al Regno Unito, mentre i Paesi più “spreconi” sono la Francia con 26 chili e la Danimarca con 30 chili.

Quali Paesi sprecano di più

Spesa

I maggiori rifiuti alimentari vengono prodotti in media soprattutto nell’Africa Sub-Sahariana. In particolare la maglia nera va alla Nigeria con i suoi 189 chili pro capite di sprechi a tavola, seguita dal Ruanda con 164 chilogrammi.

Vanno molto bene invece l’America Latina, mentre agli Stati Uniti, ritenuti proverbialmente “spreconi” vengono attribuiti 59 chili di rifiuti alimentari pro capite: sono tantissimi, si parla di oltre 19 milioni di tonnellate all’anno, che però non pesano sulla media perché gli Usa sono vasti e popolosi. Tanto che sulla media andrebbe bene, teoricamente, anche la Cina (Hong Kong e Macao escluse), con i suoi 64 chili di sprechi pro capite: nella pratica corrispondono a quasi 92 milioni di tonnellate di cibo buttato.

L’Europa ha una media tutto sommato buona ma in cui chiaramente risentono i Paesi più piccoli, ovvero Grecia e Malta, che hanno medie più alte pro capire, ma meno tonnellate di cibo sprecato. Basti pensare che, come detto, in Grecia nel 2021 ogni persona ha buttato via 142 chili di alimenti contro i 67 di ogni italiano, ma in totale in Grecia, all’anno, vengono gettate via poco meno di una tonnellata e mezza di cibo, contro le oltre 4 tonnellate dell’Italia.

Le prospettive

Le precedenti narrazioni sullo spreco alimentare globale - si legge ancora nel report delle Nazioni Unite - suggerivano che lo spreco alimentare dei consumatori avvenisse in gran parte nei Paesi sviluppati, mentre le perdite di produzione, stoccaggio e trasporto erano concentrate nei Paesi in via di sviluppo. Tuttavia, questo rapporto ha rilevato che lo spreco alimentare domestico pro capite è simile nei Paesi ad alto reddito, medio-alto e medio-basso, con dati insufficienti per trarre conclusioni sui Paesi a basso reddito”.

Però questo studio è un punto di partenza. È necessario avere dei dati concreti, e i dati che sono contenuti nel report hanno in gran parte una buona affidabilità per comprendere il da farsi.

La app antispreco che piacciono tanto e vanno di moda rappresentano un piccolo aiuto, ma non sono la soluzione definitiva al problema. Le strategie risolutive non dovranno essere delegate al singolo, ma dovranno passare dalle politiche ambientali messe in atto dai governi delle nazioni.

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