Cronaca locale

«Ambulanze per i rom solo con la scorta»

Novate, protesta dei volontari di Sos: «Alcuni di noi aggrediti e picchiati mentre soccorrevano una donna al Triboniano»

Michele Perla

Erano intervenuti con l’ambulanza nel campo nomadi per soccorrere una ragazza che aveva perso conoscenza ma a un certo punto sono stati circondati da un folto gruppo di rom che, senza alcun motivo, li hanno presi a pugni e calci. Un pestaggio che ha costretto i volontari del 118 a scappare e ad uno di loro ferito, a far ricorso ai medici dell’ospedale che lo hanno giudicato guaribile in una settimana. Un episodio che ha dell’incredibile andato in scena alcune sere fa nell’accampamento di via Triboniano, la baraccopoli che sorge fra il cimitero Maggiore e i binari della ferrovia, dove vivono centinaia di zingari.
Tutto ha inizio verso le 23 quando la centrale del 118 gira alla Sos di Novate Milanese, una richiesta d'intervento. «Si trattava di andare a soccorrere una ragazza di 25 anni che aveva perso conoscenza - ha raccontato il responsabile Massimiliano Aliprandi -, sapevamo dei rischi che si corrono quando si effettuano interventi nei campi nomadi, ma c’era l’urgenza e così il nostro equipaggio composto da quattro volontari, fra cui due donne, si è inoltrato in mezzo alla baracche».
Prestate le prime cure all’infortunata e di caricatala a bordo, è scoppiato il finimondo. I rom hanno circondato l’equipaggio e sono partiti spintoni, pugni e calci; ad avere la peggio è stato l’autista che è riuscito comunque a scappare portando la paziente fino al Sacco, dove anche lui si è fatto medicare. Subito dopo aggressione e pestaggio sono stati denunciati ai carabinieri. «Non è la prima volta che un equipaggio viene aggredito in questo campo - ha proseguito Aliprandi - è ora di finirla e per quanto ci riguarda in futuro interverremo soltanto a fronte di adeguate condizioni di sicurezza». Vista la gravità dell’accaduto, i responsabili della Sos Novate hanno esposto le proprie rimostranze alla centrale operativa milanese del 118.
«Non essendo questo l’unico caso isolato e alla luce di quanto successo ai loro compagni, i nostri volontari hanno adesso paura ad intervenire in questi luoghi - è scritto in una lettera inviata al Prefetto, presidente della Regione e sindaco di Milano -, paura derivata dal rischio della propria incolumità». Per questo motivo d’ora in poi i volontari dell’associazione opporranno il rifiuto categorico a prestare soccorsi negli accampamenti degli zingari, se non sotto la scorta della forza pubblica, indipendentemente dal codice d’invio per l’intervento. Insomma se si tratta di casi di estrema gravità.
«Ci facciamo in quattro per aiutare la gente, spesso per salvare la vita a qualcuno, indipendentemente da chi esso sia, e veniamo ripagati in questa maniera subendo danni anche ai mezzi - ha concluso Aliprandi - sappiamo che polizia e carabinieri entrano nei campi nomadi milanesi soltanto in forze.

Perché mai dovremmo continuare ad esporci solo noi?».

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