Nonostante le proteste e le denunce della Aclu (lUnione americana per le libertà civili) la privacy degli statunitensi, soprattutto di quelli che vanno a scuola o cercano un lavoro nel settore pubblico, è sempre più a rischio. Per colpa di internet e delle ormai non più nuovissime tecnologie telematiche, tipo carte di credito? Certo. Ma anche per colpa degli stessi istituti distruzione e delle amministrazioni. La Aclu sinfuria, protesta sui media e indirizza denunce alla giustizia ma cambia poco, sembra di capire. E se un po in tutte le scuole è diffusa la regola non scritta dellobbligo di accettare lamicizia del proprio allenatore, molti istituti si affidano alle società e ai software specializzati nel monitoraggio dei social media e nella reputazione online, per verificare il comportamento degli iscritti, anche attraverso quel che postano in rete. In Minnesota è appena partita una causa, promossa dalla Aclu locale, contro una scuola che avrebbe ripetutamente punito una studentessa 12enne per commenti negativi sullistituto che frequenta. La ragazza infatti avrebbe commentato in malo modo (dal Pc di casa) una decisione scolastica sulla sua bacheca Facebook, e per questo il preside la avrebbe redarguita e punita. Sempre la stessa studentessa, in passato, fu obbligata a consegnare in presidenza le sue password di Facebook, dopo la segnalazione della madre di un compagno, che accusava i due studenti di scambiarsi messaggi sessuali via social network.
Non va meglio, quanto a privacy negata, per chi cerca lavoro nella pubblica amministrazione. Lanno scorso lamministrazione penitenziaria del Maryland, con oltre 2.
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