Stefano Zurlo
da Milano
I genitori si sono divisi undici anni fa: a separarli non cè solo loceano Atlantico, ma anche il destino di John, sballottato come un pacco da un continente allaltro. Il papà vive nel Massachusetts, la mamma a Genova, assistita in un questa battaglia dallavvocato Marina Acconci. John (il nome ovviamente è di fantasia come quello dei genitori) in questo momento è in Italia, ma il Tribunale per i minori ha stabilito che il bambino deve tornare dal padre, come deciso a suo tempo dalla giustizia americana. E il piccolo protesta: «Non voglio andare in America, voglio stare con la mia mamma, non mi trovo bene negli Usa». Lappello di John è stato registrato in un video dolce e insieme straziante finito nella guerra di carte bollate: il racconto di tredici anni difficili, di affetti strappati, di dolori e di incomprensioni. Così alla fine il ragazzo lancia una sorta di dichiarazione perfettamente bilingue, in inglese e italiano: «Non voglio prendere laereo». È difficile coniugare diritto e sentimento quando si leggono le carte di questa storia. Frank e Laura, cittadini americani, si conoscono nel 1987 e si sposano nello stesso anno a New York. Nel 1993 nasce John. Il padre è un insegnante di liceo, la mamma una professoressa universitaria con la passione per lItalia e il Rinascimento. Nel giro di due anni, però la famiglia va in pezzi e le strade dei due ormai ex coniugi si separano: lui resta in America, lei si trasferisce in Italia per proseguire i suoi studi e le sue ricerche. Le clausole del divorzio, stabilito da un tribunale del Massachusetts nel 1997, parlano chiaro: il bambino rimarrà con la madre. In Italia.
Ma laccordo regge un anno sì e no. Nel 1998 il copione sincattivisce. Frank ci ripensa e fa causa per ottenere laffidamento del figlio: il giudice americano gli dà ragione, sia pure con un provvedimento provvisorio. Il tribunale per i minori di Genova, chiamato in causa ai sensi della convenzione dellAia, controfirma come un notaio, senza entrare nel merito. Il 1° aprile 99 John dà lultimo bacio alla mamma. Di là dellAtlantico la giustizia si chiude come una gigantesca tenaglia sul rapporto fra madre e figlio. Il solito tribunale americano conferma: John è collocato presso il padre, anche se laffidamento sulla carta è congiunto. In più, su ricorso del padre il giudice stabilisce che Laura dovrà pagare 70mila dollari di spese legali. Lei rifiuta e il Massachusetts diventa off limits: una visita al figlio vorrebbe dire larresto.
Per sei anni, sei lunghissimi anni, Laura diventa solo una voce al telefono: conversazioni quotidiane lunghissime e costosissime. Parole su parole, sentimenti, dialoghi: il bambino e la mamma fanno addirittura i compiti insieme e poi lei canta, lo coccola, lo sgrida. Con in più la beffa di una vittoria fuori tempo massimo in Cassazione: la Suprema corte ribalta la lettura di Genova e dice che il bambino avrebbe dovuto rimanere con la madre. La sentenza resta inascoltata.
Solo a Natale del 2004 lei ritorna a essere un volto sorridente, due occhi e le mani che accarezzano il figlio ormai grandicello. Laura ha ceduto e ha pagato i 70mila dollari. Il bambino sbarca, scortato dal padre, allaeroporto di Genova per le vacanze di Natale e immediatamente ritrova il feeling con la madre. È come se non lavesse mai persa di vista. E anzi le confida il disagio vissuto di là dellAtlantico: il papà è severo, la nuova fidanzata del padre non lo ama, tutto gli sembra difficile e complicato. John vuole rimanere in Italia, ma la mamma cerca di mantenere il metro della legge. Il ragazzo torna negli Usa.
A Natale scorso la storia si ripete, John piange, si dispera. La mamma questa volta allunga il passo e si rivolge al tribunale per i minori di Genova. Il perito conferma: «Più volte, sia ai colloqui sia ai test emerge netto il rifiuto di John a tornare dal padre».Il tribunale però ha unaltra sensibilità. Sottolinea che «sono risultate drasticamente ridimensionate le narrazioni di episodi che potevano essere interpretati come maltrattamenti».
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