Gli americani sono finalmente meno "ciccioni"

Grazie alle iniziative per migliorare gli stili di vita, per la prima volta in decenni è in calo l'epidemia di obesità negli Stati Uniti

Le iniziative per ridurre i grassi a tavola, favorire l'attività fisica e far conoscere il contenuto calorico dei cibi sembrano dare i primi frutti negli Stati Uniti, alle prese da decenni con un'epidemia di obesità. Secondo gli ultimi dati, nel 2007-2008 gli extralarge sono ancora molto numerosi nel Paese (circa un terzo della popolazione adulta è obeso) ma, per la prima volta negli ultimi decenni, il tasso di crescita dell'obesità sembra rallentare.
Una novità importante, tanto che la pubblicazione della ricerca, condotta da Katherine Flegal dei Centers for Disease Control and Prevention, è stata anticipata online, considerati i possibili riflessi sulla salute pubblica. Lo studio ha raccolto i dati relativi ad altezza e peso di 5.500 americani con più di 20 anni, confrontando i risultati con quelli degli anni Settanta, Ottanta e Novanta.
Ebbene, se le percentuali degli extralarge sono sempre impressionanti, dal momento che il 68% dei cittadini è in sovrappeso oppure obeso, per la prima volta tra il 2000 e il 2008 i tassi di obesità non sono aumentati a livelli analoghi a quelli visti nei periodi precedenti. Un fenomeno rilevato «in particolare per le donne, ma possibilmente anche per gli uomini», scrive la Flegal.
Insomma, secondo i ricercatori ci sono le basi per un cauto ottimismo. I programmi per aumentare l'attività fisica e tagliare le calorie, scrivono gli scienziati, potranno portare «a futuri cali nella prevalenza dell'obesità».

Stando agli ultimi dati nel 2007-08 la prevalenza di obesità negli Stati Uniti era del 33,8%, con il 32,2% fra gli uomini e il 35,5% fra le donne. Il record spettava alle donne di colore, con il 49,6%. Ma proprio per il gentil sesso, concludono gli autori, negli ultimi 10 anni l'impennata dei chili di troppo sembra aver segnato uno stop più netto.

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