Roma - È stata la sorpresa offerta da Silvio Berlusconi nel vertice di lunedì sera a Villa Gernetto. Un inno nuovo di zecca dedicato al Pdl dal titolo Gente della libertà. Una colonna sonora composta insieme alla deputata Maria Rosaria Rossi che ha subito acceso il dibattito nel partito.
Onorevole Rossi, come è nato il nuovo inno?
«È nato ad Arcore, domenica, in una pausa dell’attività politica. Si stava riflettendo sulle voci del tutto infondate relative alla presentazione di liste civiche al posto del simbolo del Pdl. Mi sono permessa di dire al presidente: “Abbiamo una bandiera, ci manca un inno. Forse è arrivato il momento di farlo”».
Come ha reagito Berlusconi?
«Ha subito sposato l’idea. E partendo dal valore-cardine della sua avventura politica, la libertà, ci siamo messi a buttare giù il testo. È venuto molto facile, partendo dalla prima strofa: «Gente che ama la luce, che non prova invidia e odiare non sa. Gente che non ha rancore e ha come valore la sua libertà e porta in alto una bandiera nuova, che non si arrende e non si arrenderà».
E la musica?
«Abbiamo chiamato il maestro Danilo Mariani, che da anni segue il presidente, e con lui lo abbiamo messo in musica. A quel punto ci siamo detti che l’incontro della sera successiva sarebbe stato l’occasione ideale per testarlo con i quadri del partito».
Come giudica il risultato?
«È un motivo che resta in testa. Ma soprattutto rappresenta una prospettiva di continuità, il segno della nostra volontà di credere nel nostro progetto politico e anche il segno del legame tra Silvio Berlusconi e il suo popolo che resta intatto e forte».
C’è addirittura un rapper che vi accusa di plagio perché nel titolo della sua canzone c’è la parola «gente».
«Non conosco la canzone e neppure il presidente Berlusconi l’ha mai sentita. Così come immagino che neppure il rapper abbia ascoltato il nostro inno visto che si è trattata di una esecuzione fatta ascoltare nel chiuso delle mura della nuova università. Comunque mi chiedo: se è plagio usare la parola “gente”, allora questo vuol dire che tutti gli italiani possono essere accusati di plagio da Umberto Tozzi quando dicono “Ti amo”?».
Ha dato consigli a Berlusconi anche sul nome e sul simbolo del partito?
«No, il presidente non ha certo bisogno dei miei consigli. È lui che ne dà a noi».
Lei smentisce coloro che sostengono che l’interesse di Berlusconi verso il partito e la politica non sia più saldo come un tempo?
«Assolutamente sì. Berlusconi è onnipresente, segue tutti i dossier fin nei minimi dettagli ed è un padre nobile tutt’altro che distratto. È un uomo che pur presiedendo un governo che aveva la maggioranza nelle due Camere, e che non è mai stato sfiduciato con un voto, si è fatto da parte, compiendo un gesto di responsabilità e generosità verso l’Italia, ritenendo che solo un governo tecnico, sostenuto sia dall’opposizione che dalla maggioranza, potesse ottenere dal Parlamento l’approvazione di quelle riforme che sono indispensabili per modernizzare il Paese e per renderlo governabile».
A quali riforme si riferisce?
«In primo luogo alla riforma dell’architettura istituzionale dello Stato e poi alla riforma del lavoro, a quella della giustizia, a quella del fisco e infine alla legge elettorale. Solo con un voto bipartisan queste riforme possono essere approvate e per questo il presidente si è sacrificato e ha lasciato lo spazio al governo dei tecnici che ora sosteniamo lealmente, contando appunto sulla possibilità di varare queste riforme».
Nessun contraccolpo dalle dimissioni?
«No, non direi.
Il presidente ha fatto una scelta responsabile e generosa, non è certo stato costretto. E non ha certo staccato la spina rispetto al nostro movimento. Al contrario sostiene attivamente il nostro giovane e capace Angelino Alfano, che è davvero molto bravo».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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