Serialità

"Un amore" per lettera dura più di vent'anni

Una cartolina, un francobollo inumidito, una cassetta rossa della posta

"Un amore" per lettera dura più di vent'anni

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"Un amore" per lettera dura più di vent'anni

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Una cartolina, un francobollo inumidito, una cassetta rossa della posta. Inizia così, con un rito vintage che sa molto di secolo scorso, Un amore, la nuova serie in sei episodi Sky, due ogni venerdì (dal 16) su Sky Serie e in streaming su Now, con protagonisti Micaela Ramazzotti e Stefano Accorsi, il quale ha contribuito a crearla con Enrico Audenino e a scriverla anche con Giordana Mari, Teresa Gelli e il regista Francesco Lagi. Producono Sky Studios e Cattleya con il Ministero della Cultura - Direzione Generale Cinema e Audiovisivo e con il sostegno dell'Emilia-Romagna Film Commission.

Da quel primo scambio epistolare nasce una storia d'amore tutta circoscritta dalla scrittura dopo che i due protagonisti, Alessandro e Anna, si sono conosciuti, appena maggiorenni, in un'estate di fine anni '90 in Spagna durante il classico Interrail. Non si sono più rivisti ma sentono di conoscersi profondamente per via delle migliaia di lettere, poi diventate mail, che si sono scritti. Vent'anni dopo il primo incontro, ormai adulti e ognuno con la propria vita - Anna è sposata con Guido (Alessandro Tedeschi) e Alessandro, architetto famoso in giro per il mondo, torna a trovare a Bologna la mamma (Ottavia Piccolo) - si incontrano nel capoluogo emiliano quando l'amore smette d'essere platonico.

L'andirivieni temporale è gestito con cura visiva dal regista Francesco Lagi che riesce a inserire i veri filmati di repertorio della Bologna che fu insieme alle riprese con la videocamera che i due ragazzi, interpretati da giovani dai credibili Beatrice Fiorentini e Luca Santoro, usano nel viaggio estivo in Spagna. «Interpreto una dolcissima bugiarda - racconta Micaela Ramazzotti - che ha due amori nella sua vita, il compagno e padre di suo figlio e Alessandro, con tutte quelle lettere scritte a penna, un peso diverso rispetto ai messaggini e ai vocali del cellulare. Comprare la carta, scrivere con la mano tremante, poi aspettare la risposta». Riflette Stefano Accorsi: «È vero, noi italiani mentiamo più degli altri.

Però lo facciamo anche per preservarci vicendevolmente, quindi non considero assolutamente Anna un personaggio negativo».

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