Cronache

Amori e passione nei salotti del Risorgimento

Amori e passione nei salotti del Risorgimento

La celebre affermazione di Benedetto Croce secondo la quale non esiste nessun grand’uomo per il suo cameriere, viene da Clara Rubbi volta con estrema sensibilità al femminile. Nessun grand’uomo esiste dunque per la donna che lo ama, perché nell'intimità quotidiana, nella vita di affetto e condivisione che unisce un uomo ed una donna - sia essa sposa, madre od amante - i ritratti oleografici, le statue equestri, i pomposi panegirici scompaiono. Per lasciare il posto al singolo io, in tutta la sua grandezza ma anche in tutta la sua (inevitabile) miseria.
Applicare questo concetto alla storia del nostro Risorgimento ed in particolare a quel Risorgimento che nacque ed operò a Genova nella prima metà del XIX secolo, non deve essere stato di lieve fatica a Clara Rubbi, che conosciamo come ottima narratrice, faconda conferenziera ed attenta studiosa di letteratura italiana. Ne ignoravamo invece le doti di autrice drammatica, che in questi brevi dialoghi brillano invece in maniera davvero significativa.
La Rubbi è riuscita, infatti, a imprimere alle «morte carte», ai documenti di archivio che pazientemente ha spulciato, quella vita e quello slancio che fanno sì che un passato, per molti versi lontano dalla sensibilità contemporanea, torni a parlare alla nostra mente ma, soprattutto, al nostro cuore. Divenga, insomma, parte di noi stessi.
Un simile lavoro risulta senza alcun dubbio più facile per un romanziere che per un commediografo. Il primo, infatti, ha a disposizione infiniti artifici per evocare il suo personaggio (descrizioni, digressioni, analisi introspettive). Al secondo, invece, spettano soltanto il dialogo, la battuta e, a volte, l’affondo che, come in ogni duello che si rispetti, deve essere seguito da parata e replica. E in quest’ambito la Rubbi si rivela davvero maestra.
Valga come esempio per tutti il dialogo, davvero significativo, che contrappone Maria Drago, la madre di Mazzini, a Eleonora Ruffini, colei che vide i suoi tre figli - Jacopo, Agostino e Giovanni - morire nel fiore degli anni per il comune ideale di indipendenza nazionale.
Maria, detta familiarmente Marina, di cui la Rubbi ha fatto una sorta di protagonista del suo libro, si impone come una di quelle donne «forti», che la cultura giansenistica sapeva scolpire nel marmo. Intransigente, severa, protesa verso quel giudizio dei posteri, ella rifiuta di inoltrare e Carlo Alberto la domanda di grazia per il proprio figlio. Non solo. La sua intransigenza vorrebbe costringere Eleonora a fare altrettanto. La Rubbi riesce mirabilmente a delineare nelle brevi battute del dialogo la personalità delle due protagoniste. Così come, in altre pagine non meno riuscite, sa cogliere i tratti salienti di tante donne e uomini, che vissero con passione tutta romantica il loro tempo: da Bianca Rubizzo a Raffaele Ribattino, da Anna Schiaffino a Camillo Cavour, da Giuditta Sidoli a Giuseppe Mazzini. Colui che la amò quasi quanto l’Italia.
Clara Rubbi, Amori e passione politica nei salotti del Risorgimento genovese, Ibiskos Editrice, Empoli 2005, pag.

105, euro 15,00.

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