nostro inviato a Bergamo
Il «Truman Show» della cronaca nera fa audience. Uno «spettacolo» che non riesce più a distinguere tra fiction e realtà. Ci sono i carabinieri dei Ris (Reparto Investigazioni Scientifiche) protagonisti del serial televisivo e ci sono i carabinieri dei Ris che, concretamente, passano da una scena del delitto allaltra; omicidi veri, dove il sangue non è succo di pomodoro. Ma tra attori e autentici tecnici dellinvestigazione criminale la differenza è sempre più labile: entrambe le categorie, infatti, sono diventati prodotti mediatici da talk show. Salotti dove vanno in scena pseudo informazione e pseudo indagini.
I primi a riconoscere le patologie di questo modo di affrontare i casi giudiziari più efferati (da Cogne a Garlasco, da Erba a Perugia) sono stati proprio due protagonisti dei «teatrini noir» che tanto piacciono ai telespettatori: il criminologo Massimo Picozzi e il comandante dei Ris, Luciano Garofano. Entrambi, la settimana scorsa, hanno aperto la sesta edizione di BergamoScienza, la rassegna italiana che raccoglie ogni anno il meglio della ricerca internazionale. Picozzi e Garofano sono saliti in cattedra per spiegare come, con le tecniche di analisi disponibili oggi, lomicida del film «Psycho» sarebbe stato incastrato in tempo reale. Dopo la proiezione del capolavoro di Alfred Hitchcock, la coppia Picozzi-Garofano ha ripercorso mossa per mossa i gesti di Norman Bates, interpretato magistralmente da Anthony Perkins.
«Quando Marion Crane viene uccisa a coltellate, gli schizzi di sangue seguono una traettoria del tutto innaturale - ha spiegato il criminologo -. Gli investigatori non si preoccupano minimamente di raccogliere tracce di Dna fondamentali per individuare lassassino. Basterebbero queste due anomalie per far comprendere la profonda differenza tra un film e la realtà».
«Nel periodo in cui fu girato Psycho - ha sottolineato il comandante dei Ris di Parma -, la scienza criminologica era ancora in una fase pionieristica e la sceneggiatura del film evidenzia queste carenze in maniera clamorosa».
«La pellicola di Hitchcock rappresenta anche una denuncia contro i manicomi che nel film vengono definiti iprocritamente certi posti - racconta Picozzi -. Inoltre anche il tema cruciale della doppia personalità è la spia di una psicanalisi in lenta evoluzione». Doppia personalità, schizofrenia, complesso edipico. Un mix nevrotico esemplificato perfettamente dalla mosca sulla mano immobile di Norman Bates e dal suo ghigno finale sovrapposto alla «radiografia» al teschio della madre. La trama. Marion Crane fugge dalla città di Phoenix con quarantamila dollari sottratti alla società immobiliare per la quale lavora. La notte si ferma a pernottare in un motel gestito da Norman Bates, uno strano giovane oppresso dalla madre autoritaria. Mentre sta facendo una doccia, Marion viene uccisa a coltellate dalla «madre di Norman». Preoccupata per la scomparsa di Marion, sua sorella Lila va dal fidanzato di Marion, Sam; ma il ragazzo non vede Marion da tempo. I due informano il detective privato Milton Arbogast, che, giunto al motel di Norman, viene ucciso dalla «signora Bates». Lila e Sam, per scoprire il mistero, si recano presso il motel e riescono ad appurare la verità.
«Gli spettatori scoprono lassassino alla fine del film - sentenzia Garofano -. I Ris lo avrebbero incastrato dopo pochi minuti». Da una nuvola dipinta di giallo Hitchcock sorride sardonico.
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