«Un’analisi lucida e realista contro gli eccessi della finanza»

«Questa è una grande enciclica e lascerà il segno». Non ha dubbi Ferruccio Marzano, docente di Economia politica alla Sapienza e membro del Centro ricerche di economia internazionale, commentando con il Giornale il documento del papa
Quale la ragione di tanto entusiasmo?
«Innanzitutto per l’approccio. Il secolo scorso è stato caratterizzato da un olismo metodologico, Benedetto XVI dimostra uno straordinario realismo. Le sue riflessioni partono da un’osservazione attenta e rigorosa del mondo circostante e divengono espressione di verità».
Qualcuno ha interpretato l’enciclica come un attacco alla finanza. Condivide?
«No, il Papa critica gli eccessi della finanza, il che è alquanto diverso. Le banche sono il lubrificante del motore economico ma non devono scadere nella speculazione, come invece è avvenuto in questi anni. Il suo messaggio è molto equilibrato e peraltro non riguarda solo il settore finanziario».
Vale anche per il mercato?
«Sì. Sgomberiamo subito il campo da un equivoco: Benedetto XVI è favorevole al mercato, ma ritiene certe logiche mercantili debbano essere temperate e orientate verso il perseguimento del bene comune, che va realizzato anche attraverso una ridistribuzione della ricchezza. Il tutto senza provocare nuovi eccessi, né pericolosi sbilanciamenti. Saggezza e buon senso caratterizzano questa enciclica».
Che è intitolata «Carità nella verità»...
«La verità si trova nei principi costituenti del cristianesimo, la carità serve a perseguire la giustizia nell’altruismo. Il Papa esalta la libertà ma la coniuga con la responsabilità, sottolinea l’importanza del concetto di gratuità, che intende come la capacità di donare; infine conferma il valore della sussidiarietà. E in questo modo spiega che non bisogna cadere in una visione utilitaristica ed egoista dell’esistenza, ma occorre pensare sempre anche agli altri».
È possibile un capitalismo che non sia in una certa misura egoista?
«Benedetto XVI è convinto di sì, a condizione di recuperare una dimensione etica che induca le aziende a non pensare solo al rendiconto degli azionisti, ma a considerare anche gli interessi dei dipendenti, dei clienti (dunque dei consumatori) e in genere della società nel suo insieme. La tutela dell’ambiente è importante, così come il radicamento nel territorio che induce a valorizzare il rapporto con le realtà locali».
Anche in tempi di globalizzazione?
«Sì, se si smette di considerarla solo in termini economici.

Deve assumere una nuova dimensione capace di coniugare l’apertura delle frontiere (il Papa è contrario al protezionismo) e un ritrovato spirito comunitario. Libertà e giustizia sono valori fondamentali per una nuova etica».

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