Washington - Per esperti e analisti politici l'Iran, con la liberazione a sorpresa dei 15 militari britannici catturati il 23 marzo nel Golfo Persico, ha ottenuto un risultato positivo immediato in termini di potere e influenza regionale. Ma nel lungo periodo potrebbe pagarne il prezzo, in termini di ridotta capacità di attrazione di investimenti esteri nel Paese. "Hanno ottenuto quello che volevano", dice al Washington Post Bruce Riedel, un ex membro della Cia, attualmente specialista di Medio Oriente per la Brooking Institution. "Hanno inviato un messaggio: se non trattate con noi, se pensate di poterci dare ordini, avrete delle brutte sorprese. Ma se trattate con noi, potete ricevere un regalo". E ieri il presidente iraniano Ahmadinejad ha presentato la liberazione dei militari proprio come un "dono" offerto al popolo britannico.
Secondo Riedel, c'è un legame tra la cattura dei 15 britannici e l'arresto in Iraq di cinque membri della Guardia rivoluzionaria iraniana da parte delle forze Usa. "La Guardia rivoluzionaria voleva inviare un messaggio agli Stati Uniti e alla Gran Bretagna: "Se voi ci provocate, noi provochiamo voi. Sappiamo dove siete vulnerabili". Karim Sadjadpour ritiene che questa vicenda abbia però minato gli interessi iraniani sul più lungo periodo.
"(Gli iraniani) sono abili con le questioni a breve termine, come minare l'Occidente e acquistare potere. Ma sul lungo periodo si sono danneggiati da soli, indebolendo la propria capacità di attrarre investimenti e di mantenere buoni rapporti" con il mondo esterno.