Caro Ancelotti, questo Mancini al City fila via come un treno...
«Sta andando bene e raccogliendo molte lodi, oltre che importanti successi».
Ma non sarà che il Manchester United è diventato piccolo piccolo dopo la partenza di Cristiano Ronaldo?
«Non è mal messo, garantisco io. Anche nel derby col City ha giocato benissimo gli ultimi 30 minuti, meritava il pari. Ho ammirato Rooney, un fuoriclasse assoluto».
Cosa succede all’United?
«Ferguson è senza Rio Ferdinand e Vidic, e in difesa sta pagando pegno».
Immaginiamo che lei stia facendo il tifo contro la Costa d’Avorio per riavere subito Drogba...
«Veramente senza di lui abbiamo fatto 12 gol in due partite: mica male, no? Eppoi il Sunderland che ha preso 7 pappine non è messo male, è a metà classifica».
Qual è il derby del Chelsea, a Londra?
«Col Tottenham: l’ho già giocato, abbiamo vinto 3 a 0. Ma devo dire che c’è un clima molto soft anche perché la sfida è sentita solo dai calciatori inglesi. Gli altri non fanno una piega. Niente a che vedere con Milano o Roma. Lì c’è tanto sale e peperoncino».
Se l’aspettava il Milan secondo in classifica dietro l’Inter e davanti alla Juve?
«Chi sostiene la teoria del tutto previsto è un venditore di fumo. Ma il Milan ha stupito tutti, persino i suoi tifosi che erano scettici. Solo chi conosceva le virtù del club e dello spogliatoio poteva garantire sulla capacità di ripresa».
Visto da Londra, il derby di Milano da che parte pende?
«Dalla parte del Milan perché arriva all’appuntamento con una brillantezza fisica evidente e con una dose di autostima moltiplicata oltre che dal numero dei successi, 3 su 3, anche dallo spessore dei rivali piegati in sequenza».
In verità neanche l’Inter è reduce da un rovescio: perché sarebbe sfavorita?
«E infatti l’Inter non molla mai. Il recupero nelle partite con Siena e Bari, incredibile nello sviluppo, è un segnale molto forte lanciato dal gruppo che è solidissimo».
Qual è l’uomo simbolo di questa Inter?
«Sneijder. È stato uno degli acquisti determinanti: è entrato negli schemi e nello spogliatoio come se avesse giocato sempre con quella squadra».
Leonardo è alle prese con l’infortunio di Nesta: cosa perde in caso di mancato recupero?
«Perde tanto, diciamo anche il 30 per cento. E non solo per il valore di Alessandro ma per la resa della coppia, con Thiago Silva, affiatata e che si muove a memoria».
Caro Ancelotti, se dovesse indicare l’uomo-simbolo del nuovo Milan, quale foto sceglierebbe?
«Quella di Marco Borriello. É diventato un esponente fondamentale del Milan sotto l’aspetto tattico e tecnico. Ha dato al suo gioco concretezza e spettacolarità, esaltando le sue caratteristiche. E se ripenso alla sua penultima stagione, quando c’ero io a Milanello, mi assalgono i rimpianti».
Per quale motivo?
«Perché io non l’ho mai avuto Borriello. Pensate: ho potuto utilizzarlo sono in tre partite, poi non l’ho più avuto».
In verità, tra i protagonisti c’è anche Antonini che con lei giocava poco e veniva considerato ancora meno...
«Vuole sapere la verità? Ho trovato Antonini molto migliorato, più maturo e attento in fase difensiva, forse anche più consapevole dei propri mezzi».
Ne manca un altro di nome che scotta all’appello: Ronaldinho...
«Ho letto una frase di Galliani che sottoscrivo al volo».
E cioè?
«Ronaldinho se gioca con continuità ha uno stile di vita adeguato al suo lavoro. E poi con me fino a gennaio ha giocato e segnato. Non colgo grandi differenze».
Sì, d’accordo, ma non con questa continuità...
«Andatevi a rivedere i numeri, siamo lì, come gol, forse sono aumentati gli assist».
Qual è la morale di questa questione? Leonardo ha trovato la chiave giusta per aprire il cuore di Ronaldinho?
«Speriamo che duri. Con me, comunque, quando stava bene giocava».
Riuscirà a vedere il derby di Milano?
«Certo, in tv. Sabato sera giochiamo la coppa d’Inghilterra, il torneo più antico del mondo, pensi la prima partita è del 1870».
Lo sa che stava per essere raggiunto da Cellino in Inghilterra?
«Sa lei cosa ha scritto un giornale londinese? Titolo: oh no...».
Al Milan mancherà Pato...
«Io ho perso Essien, siamo pari».
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